Le major si alleano con gli ISP per sorvegliare gli utenti e scollegare da Internet chi scarica materiale pirata.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-04-2012]
Mentre in Francia l'ultimo rapporto stilato dall'HADOPI non fa altro che smentire quanti dicono che combattere la pirateria porterà a un aumento delle vendite di musica e film, in America si preparano a varare una variante locale della dottrina Sarkozy.
A luglio entrerà infatti in funzione negli USA il Center for Copyright Information, un'organizzazione nata dall'alleanza tra RIAA, MPAA e ISP per fermare la condivisione di opere protette tramite l'applicazione del principio della risposta graduale.
Le associazioni dell'industria cinematografica e di quella musicale sono convinte che i provider si trovino in un'ottima posizione per intervenire efficacemente con la pirateria, dato che chiunque voglia collegarsi a Internet ha bisogno di un contratto con uno di loro.
È nato così il progetto Copyright Alerts che prevede l'inizio di una serie di lettere (sino a sei) da parte degli ISP agli utenti scoperti a scaricare film o canzoni pirate tramite BitTorrent o altri sistemi di condivisione peer to peer.
Se le lettere non saranno sufficienti, i provider metteranno in atto misure più convincenti, quali il rallentamento della connessione e anche la disconnessione temporanea.
Secondo Jill Lesser, esperta di copyright e protezione dei consumatori appena nominata direttore esecutivo del CCI, lo scopo è puramente educativo, non repressivo: parla infatti di «sforzo costruttivo per ridurre e scoraggiare la violazione online del diritto d'autore, in un modo che è centrato sull'educazione e sulla deterrenza, non sulla punizione».
Secondo te, sul copyright e il filesharing in Rete, che cosa proporrà il Governo Monti? | |||||||||||
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Nel Consiglio Direttivo del Centro vi sono soltanto rappresentanti di RIAA, MPAA e degli Internet provider, mentre nel Consiglio Consultivo hanno trovato posto anche difensori dei diritti come Jerry Berman (presidente della Internet Education Foundation) e Gigi Sohn, cofondatore di Public Knowledge.
Quest'ultimo, in particolare, si è detto preoccupato per la possibilità che gli ISP possano ricorrere alla disconnessione degli utenti, e ha dichiarato che alla prima occasione chiederà loro di «non interpretare la 'restrizione temporanea' indicata nell'accordo come il permesso di sospendere un account Internet. Tale possibilità è pericolosissima, perché una persona potrebbe perdere l'accesso a Internet unicamente in base a un sospetto».
L'attività di monitoraggio degli utenti allo scopo di individuare le violazioni sarà affidata a un'azienda esterna, e chi si sentirà ingiustamente accusato potrà richiedere un parere indipendente compilando un ricorso (e pagando 35 dollari), che sarà valutato dalla American Arbitration Association.
Il tutto entrerà in funzione durante l'estate, ma fin d'ora c'è chi avanza dubbi sull'efficacia di questo sistema: per esempio, sarebbe possibile aggirare facilmente il monitoraggio usando proxy o VPN, e il controllo messo in atto non sarebbe in grado di individuare chi scarica servendosi dei cyberlocker o chi si affida ai portali che offrono (non sempre legalmente) contenuti in streaming.
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