All'inizio di febbraio l'Ivanpah Solar Electric Generating System, il più grande impianto solare del mondo, è entrato ufficialmente in funzione.

Forte di 350.000 specchi orientati verso gli enormi serbatoi centrali, produce energia elettrica riscaldando grazie alla luce concentrata dal Sole l'acqua contenuta nei serbatoi stessi, trasformandola in vapore che a sua volta aziona delle turbine.

Si direbbe un gran successo per l'ambiente: un grande impianto che produce energia pulita. Non tutti gli ambientalisti però sono soddisfatti.

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La centrale infatti ha l'effetto collaterale di friggere ogni uccello che abbia la sventura di volare al di sopra di essa.

Dal punto di vista di un volatile, la distesa di specchi vasta quasi 13 chilometri quadrati assomiglia a un bel lago; solo che la temperatura dell'aria sovrastante supera senza difficoltà i 500 gradi Celsius: dopotutto, gli specchi servono proprio a quello.

Sondaggio

Su Facebook è stata aperta una pagina su cui le ragazze possono svergognare on line i nomi dei maniaci che le molestano, pubblicando i loro post.

E' giusto, così i maniaci vengono messi in condizione di non nuocere. - 30.1% Non è giusto, perché si tratta di una gogna mediatica. - 7.0% E' una cosa buona ma bisogna evitare gli abusi. - 31.8% Non è giusto: chi viene molestato dovrebbe ricorrere alle forze dell'ordine. - 31.2%   Voti totali: 998

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Così un uccello che volesse scendere verso il "lago" per trovare un po' di refrigerio si ritrova di colpo in un inferno che lo uccide.

Tutto ciò era risaputo, ed è stato considerato un "rischio accettabile" durante la costruzione della centrale: in media 11 uccelli perdono la vita ogni mese a causa dell'impianto, una cifra ritenuta congrua per rifornire 140.000 case di energia pulita.

D'altra parte soltanto schiantandosi contro gli edifici muoiono ogni anno circa 300 milioni di uccelli negli USA; gli impianti eolici ne eliminano altri 10.000 e anche i gatti compiono la loro brava strage (tra domestici e selvatici uccidono 2,4 miliardi di uccelli l'anno secondo uno studio dello Smithsonian Biology Institute).