La legge di Moore è morta davvero

I produttori di processori ormai l'hanno abbandonata.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-02-2016]

legge moore morta

La famosa legge di Moore, secondo la quale «La complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistori per chip, raddoppia ogni 18 mesi» è stata data per spacciata tante volte, ma alla fine è sempre sembrata inattaccabile.

Questa volta però sembra che la campana stia davvero suonando a morto, ponendo fine alla validità di quella che in fondo non era davvero una legge ma soltanto una osservazione empirica, per quanto accurata, fatta da Gordon Moore nel 1965.

In realtà, già una decina d'anni dopo la formulazione iniziale la "legge di Moore" sembrava non essere proprio rispettata, tanto che Moore stesso pensò che fosse più corretto indicare un periodo di 24 mesi perché si realizzasse il previsto raddoppio dei transistor per chip.

La corsa alla miniaturizzazione dei transistor, sempre più accelerata negli anni successivi, ha messo sempre più a dura prova la legge, con i produttori di chip che cercavano di mantenerla in vita escogitando nuovi trucchi non certo per nostalgia ma per cercare di rispettare quello che ormai pareva un ritmo che l'industria non poteva non rispettare.

Nonostante tutte le nuove tecniche, come i tri-gate transistor che hanno permesso di scendere a soli 22 nanometri, il limite ora è stato raggiunto: non è possibile rimpicciolire ulteriormente i transistor per riuscire a farcene stare il doppio sul chip, a parità di dimensioni, ogni 18 mesi.

Intel, per esempio, inizialmente pensava che il 2016 sarebbe stato l'anno dei 10 nanometri con l'introduzione dell'architettura Cannonlake, ossia la precedente Skylake (che adopera una tecnologia costruttiva a 14 nanometri) ma con transistor più piccoli.

Tuttavia, già a luglio 2015 i piani erano cambiati: nel 2016 Intel resterà sui 14 nanometri introducendo non Cannonlake ma una diversa architettura, denominata Kaby Lake. Il passaggio ai 10 nanometri, considerato problematico, è ancora previsto ma è stato spostato alla seconda metà del 2017.

Segnali della difficile tenuta della legge di Moore s'erano già avuti negli anni intorno al 2000, quando divenne evidente che non era possibile continuare ad aumentare la densità di transistor e la velocità di clock senza scontrarsi con insormontabili problemi dovuti al calore prodotto. In effetti, è ormai diverso tempo che la "corsa ai gigahertz", caratteristica degli anni '80 e '90, è cessata.

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Non riuscendo più a rispettare la legge di Moore, i produttori si stanno quindi orientando verso soluzioni diverse per offrire sempre prestazioni migliori. Per esempio, nella costruzione delle CPU da tempo ormai ci si concentra sull'aumento dei core.

Come spiega un articolo su Nature, l'idea è approfittare della Internet delle cose per avere a disposizione una vasta serie di sensori e processori a bassa potenza anziché un singolo processore molto potente.

Tali processori inoltre non sono più semplici unità di calcolo ma integrano componenti per gestire dispositivi quali moduli Wi-Fi e di telefonia mobile, GPS, giroscopi e altro ancora, senza dimenticare la RAM: è seguendo questa strada che siamo arrivati a parlare di System-on-a-chip, ormai una soluzione comune a seguito della diffusione di smartphone e tablet.

Le sfide però stanno anche altrove. Sempre Intel ha fatto sapere che, quando riuscirà a scendere a 7 nanometri nella tecnologia costruttiva dei processori, abbandonerà il silicio: un annuncio che è già una rivoluzione in sé.

Al suo posto sta pensando di usare l'arseniuro di indio e gallio o l'antimoniuro di indio, mentre continuano le ricerche sul carbonio e in particolare sui nanotubi.

È possibile che il futuro ci riservi la scoperta di nuove tecniche e tecnologie che permetteranno di aumentare la potenza dei chip ripristinando un ritmo analogo a quello descritto dalla legge di Moore ma, per ora, è giunto il momento di mettere da parte l'antica "norma".

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti all'articolo (2)

{Enrico Corvonato}
“Anyone who believes in indefinite growth in anything physical, on a physically finite planet, is either mad or an economist.” (Kenneth Boulding)
14-2-2016 11:27

{Roberto Dadda}
Era ovvio fin dal primo giorno che ci fosse un limite, non c'è limite alla grandezza, ma alla piccolezza si. E' durata molto più di quanto si potesse prevedere nella concezione più ottimista!
14-2-2016 11:26

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