La crisi di NoiCom e la fine della multiutility

Con la uscita dell'Aem di Torino da una NoiCom in crisi, dopo il ritiro dell'Aem di Milano di Fastweb e la decisione dell'Enel di vendere Wind finisce l'epoca della multiutility.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-10-2004]

NoiCom è un gestore telefonico regionale, presente soprattutto in Piemonte e Liguria, con propaggini in Lombardia. Ha circa 130.000 abbonati e 150 dipendenti, il cui posto di lavoro è da qualche mese a rischio e già una cinquantina di questi sono in Cassa integrazione dall'inizio dell'estate.

NoiCom è in rosso anche nel 2004 e di fronte alla necessità di ricostituire il capitale sociale divorato dalle perdite il suo principale azionista che è l'Aem di Torino, la società energetica municipalizzata, ha deciso di gettare la sugna ed ha venduto la sua partecipazione alla società Eutelia al prezzo di un Euro simbolico dopo aver versato per ripianare i debiti ben 15 milioni di Euro.

La decisione è stata assunta dal vertice stesso dell'Aem, in piena autoomia manageriale, guidato dal professore torinese Carlo Reviglio, già presidente dell'Eni e Ministro delle Finanze negli anni della segreteria Craxi del Psi, partito di cui faceva parte. Questa decisione è stata critica anche da consiglieri comunali della maggioranza di centrosinistra di Torino che avrebbero voluto che il Consiglio comunale fosse coinvolto nella decisione e si vocifera che questa scelta potrebbe costare il posto allo stesso Reviglio.

Con NoiCom in crisi un altro soggetto della già stentata e debole concorrenza a Telecom Italia rischia di uscire dalla scena ma, soprattutto, scompare in Italia la politica della multiutility, cioè l'allargamento delle aziende di produzione dell'elettricità alla gestione di servizi di telefonia fissa, proponendo ai clienti magari "pacchetti unici" di abbonamento a luce, gas, acqua e telefono.

Eppure, solo tre anni fa sembrava per le industrie dell'energia elettrica, in Italia tutte sotto il controllo pubblico del governo centrale de delle aministrazioni locali, una strada obbligata per compensare i profitti erosi dalla liberalizzazione dell'elettricità con una diversificazione in un settore d'oro come quello dei telefoni e di Internet, valorizzando le Reti e le condutture dei gestori elettrici e le loro strutture di rapporto con i clienti e di fatturazione con bolletta.

Non è stata solo l'amministrazione comunale di Torino, sotto l'egida del centrosinistra ad intraprendere questa strada rivelatasi fallimentare con l'ingresso dellAem nei telefoni con NoiCom ma anche l'Enel di Franco Tatò ha iniziato ad operare, attraverso Wind, nella telefonia mobile e fissa ed oggi ha deciso di ritirarsi da questo settore per focalizzarsi sul proprio core business cioè la produzione di energia elettrica.

Per Wind il bilancio presenta luci ed ombre: un discreto successo nel mobile ed in Internet , una grande difficoltà nella telefonia fissa. Un bilancio più positivo, dal punto di vista finanziario, è quello con cui il Sindaco Albertini ha chiuso la partnership che aveva avviato attraverso l'Aem di Milano con Fastweb.

L'Aem di Milano è uscita da Fastweb e ora si parla di una sua possibile fusione proprio con l'Aem di Torino, ricavandone una buonissima liquidità e avendo fatto così fruttare bene l'investimento che ha permesso a Fastweb di decollare.

Non così, invece, per l'Acea, l'azienda elettrica del Comune di Roma, che è uscita perdendoci da Atlanet, la società che aveva costituito insieme agli spagnoli di Telefonica e alla Fiat, e ci ha perso ancora di più con il consorzio Ipse che ha pagato fior di miliardi la quinta licenza per l'Umts ma che ha rinunciato ad operare per il ritiro di Telefonica, principale azionista, che ha deciso di rinunciare all'investimento in Italia.

Ci sono poi amministrazioni comunali minori come Novara che ha costituito una società, attraverso la sua società per l'acquedotto Sin, con il gestore Nodalis, che non ha mai operato, per la crisi del partner.

Il modello multiutility non ha quindi funzionato e si ritorna all'antica divisione dei compiti: industrie elettrice a fare luce e i telefoni per sé, anche se non possiamo dimenticare che la Sip in origine era un'azienda elettrica(Società Idroelettrica Piemontese) e che dagli industriali privati dell'elettricità(che erano soprattutto industriali tessili e meccanici)del Nord Italia è venuta la prima iniziativa nelle Tlc in Italia.

La fine del modello multiutility segna anche l'uscita dei soggetti pubblici, Stato e Comuni, dalla telefonia in cui avevano investito, paradossalmente, in un momento in cui si faceva un gran parlare di privatizzazioni e di liberismo.

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Pier Luigi Tolardo

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