Tra Pec e innovazione nella pubblica amministrazione, la vera domanda è: chi gestirà i dati digitali di ognuno di noi?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-05-2010]
Il problema da affrontare è uno di quelli che conoscono più profondamente gli addetti ai lavori e gli internauti, una questione che riguarda l'attuale campagna di informatizzazione che la pubblica amministrazione sta mettendo in campo nel nostro Paese.
Premesso che è auspicabile a oggi pensare alla pubblica amministrazione in termini di digitalizzazione della totalità degli attuali documenti cartacei nonché di sua informatizzazione, a seguito di ciò nasce tuttavia un problema che rientra nella più generale questione del cloud computing, dibattuta in rete da diverso tempo ormai e che coinvolge la privacy di ogni singolo cittadino.
Facciamo prima una breve premessa su ciò che si intende per cloud computing e su come ciò ponga questioni in termini di privacy.
Nonostante il termine sia piuttosto vago e sembri essere utilizzato in diversi contesti con significati differenti tra loro, si possono distinguere tre tipologie fondamentali.
1. SaaS (Software as a Service): Consiste nell'utilizzo di programmi in remoto, spesso attraverso un server web. Questo acronimo condivide in parte la filosofia di un termine oggi in disuso, ASP (Application service provider).
2. PaaS (Platform as a Service) - È simile al SaaS, ma non viene utilizzato in remoto un singolo programma, ma una piattaforma software che può essere costituita da diversi servizi, programmi, librerie, etc.
3. IaaS (Infrastructure as a Service) - Utilizzo di risorse hardware in remoto. Questo tipo di cloud è quasi un sinonimo di Grid Computing, ma con una caratteristica imprescindibile: le risorse vengono utilizzate su richiesta al momento in cui un cliente ne ha bisogno, non vengono assegnate a prescindere dal loro utilizzo effettivo.
Detto ciò veniamo al perché ciò influisce sulla nostra privacy quotidiana.
Digitalizzare documenti in un contesto come la pubblica amministrazione significa contestualmente immagazzinarli in quelli che tecnicamente vengono chiamati "Datacenter".
Questi sistemi, gestiti interamente da aziende private, offrono un servizio di storage (immagazzinamento) in strutture chiamate server farm, che sono luoghi pensati progettati e realizzati per il contenimento, appunto, di server.
In genere un gestore che offra questo servizio, e che sia degno di nota, applica tutta una serie di iniziative atte a prevenire problemi di security (inteso come accesso non autorizzato ai dati), safety (inteso come prevenzioni di disastri con perdita di dati) e recovery (come possibilità di recupero di dati dal backup) per citare i principali.
È proprio su due aspetti di questi temi che nasce il problema della privacy, precisamente sull'aspetto di safety e recovery dei dati.
Per mettere in atto un sistema che sia in grado di opporsi efficacemente a disastri e perdite di dati si tende a realizzare una struttura che sia composta da più datacenter fisicamente posti in luoghi differenti ed il cui contenuto viene replicato in copia.
Il punto è ,che trattandosi di dati informatici, la griglia di datacenter che fa parte di questa struttura si espande oltre i confini geografici nazionali con i dati in esse contenuti: le strutture saranno sottoposte quindi alle leggi territoriali del Paese in cui fisicamente si troveranno.
Immaginiamo quindi che possibilità di intervento legale si possa avere su una eventuale rimozione forzata di dati da un simile sistema.
Fino a qualche tempo fa questi datacenter erano usati per lo più per ospitare siti e portali web le cui informazioni erano divulgabili (almeno per la stragrande maggioranza) proprio per la funzione di pubblico accesso di un sito.
Adesso essi vengono usati, tra l'altro, come contenitori di informazioni assolutamente private che ci riguardano nel quotidiano, ma di cui si perde la proprietà.
Altra questione che viene dibattuta riguarda la responsabilità legale del contenuto dei dati immagazzinati nei datacenter (si vedano in proposito le sentenze di cui sono state oggetto giganti del calibro di Google e Youtube).
Ciò vuol dire comportamenti diversi in nazioni diverse. A tal proposito riportiamo una frase rilasciata durante una intervista da Richard Stallman: "Il cloud computing, sempre più diffuso, non prevede l'utilizzo di programmi sul vostro computer, ma l'accesso ad applicazione su server remoti. Gli stessi dati vengono memorizzati sul computer di chi vi offre il servizio, e non sul vostro, quindi non sono più vostri".
Stallman è colui che ha ideato il concetto del free software e per diffonderlo e tutelarlo ha creato la Free Software Foundation e il Gnu Project; è grazie a lui e alle sue idee che sono nati software come OpenOffice, Firefox, Apache o sistemi operativi come Gnu/Linux.
Ha quindi tutti i titoli e le competenze per poter parlare di software e di argomenti ad esso collegati.
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