Il Ministro Gasparri, in un blitz agostano, emana un decreto per accelerare le procedure per l'installazione di siti per la telefonia mobile, accontentando i gestori che premevano, soprattutto di quelli necessari per l'Umts. Si preannunciano ricorsi a valanga da parte di Comuni e Regioni, espropriati delle loro prerogative in materia. La toppa sarà peggiore del buco?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-08-2002]
Da sempre in Italia prima della sacra pausa ferragostana i Governi di ogni colore emanano, con blitz improvvisi, decreti e leggine discutibili, cercando di approfittare del fatto che nessuno riuscirà a resistere alle tentazioni dei monti o dell'ombrellone. Così ha fatto il Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, che ha emanato un decreto sull'installazione di antenne e ponti radio per la telefonia mobile (ma non solo) che semplifica e accelera le procedure attuali.
Da tempo i gestori di telefonia mobile, vecchi e nuovi, lamentavano di non poter procedere speditamente sulla strada della realizzazione della rete per l'Umts a causa dei veti, dei blocchi, dei rallentamenti causati dal fatto che in materia di autorizzazione dei siti sono competenti le autorità locali: le Regioni e, principalmente, i Comuni.
In realtà i gestori si erano fasciati la testa prima di rompersela. I gestori paventavano, sulla scorta di molti episodi di rivolta da parte delle popolazioni di quartieri e comuni contro antenne e ponti radio di telefonia mobile Gsm, di non riuscire a realizzare i tempi di realizzazione della Rete, in scadenza nel 2004, come previsto dalla licenza Umts che hanno pagato circa 5.000 miliardi di vecchie lire.
Il Governo, evidentemente, vuole favorire in tutti i modi le imprese della telefonia mobile, preoccupato per le sorti della New economy, visto il momento della Borsa, e hanno influito il quasi fallimento del consorzio Ipse2000 e la decisione di Telefonica di rinviare in Spagna la partenza dell'Umts.
Uno studio della Fondazione Rosselli aveva attribuito alla polverizzazione delle competenze in materia di autorizzazione dei siti, tra i vari enti locali, i ritardi nella realizzazione della Rete; ma la riluttanza degli operatori del settore, tranne chi è del tutto nuovo come H3G, nasce dalla mancanza di terminali, che le imprese produttrici tardano a fabbricare, che non siano prototipi e dalla prudenza a non investire in servizi non graditi dai consumatori, per cui preferiscono testare bene il mercato con gli MMS.
Gli ambientalisti, come per esempio il WWF, contestano il decreto che rischia, a loro parere, di trasformare il Bel Paese, con i suoi paesaggi e monumenti, in una selva di antenne. Il rischio è che però la toppa sia peggiore del buco: Regioni e Comuni, scavalcate dal decreto nelle loro competenze, preannunciano una miriade di ricorsi e cause.
Una miriade di ricorsi e cause presso i Tar, il Consiglio di Stato, la Corte Costituzionale e la giustizia civile rischiano di avere successo, perchè la riforma dell'art. 117 della Costituzione, confermata dal Referendum popolare, dà ampissimi poteri in materia di tutela della salute, dell'ambiente, del patrimonio artistico, sulla comunicazione alle Regioni.
In questo caso la rete dell'Umts, invece di essere realizzata in tempi brevi, rischia di essere sepolta da una valanga di carte bollate. Il Governo avrebbe dovuto concertare e concordare meglio, con le Regioni ed i Comuni, la propria strategia ma, soprattutto, è inaccettabile il favorire la proliferazione dei siti.
Non c'è nessun motivo per cui ognuno dei 4 gestori dell'Umts (Tim, Vodafone Omnitel, Wind, H3G) rimasti ancora operativi abbia il suo sito: la concorrenza deve avvenire sui servizi e sulle tariffe, e non nell'invasione delle antenne.
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