I collaboratori del sito danno il via a una class action: vogliono 105 milioni di dollari per il lavoro svolto.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-04-2011]
Nato quasi sei anni fa, The Huffington Post è presto diventato una delle voci più autorevoli dell'editoria online statunitense.
La crescita non è passata inosservata, tanto che alcuni mesi fa AOL ha deciso di acquistare il sito per 315 milioni di dollari, cifra finita nelle tasche di Arianna Huffigton, fondatrice insieme a Kenneth Lerer e Johan Peretti.
Se l'HuffPo è diventato tanto noto è grazie alla miriade di collaboratori - tra cui anche nomi molto famosi - che gratuitamente, solo in cambio della visibilità, ha realizzato gli articoli che l'hanno reso quello che è oggi.
Da quando però è stata conclusa la vendita, tra i blogger e gli autori freelance che abitualmente scrivono sul sito è nato il malcontento: perché - si chiedono - Arianna Huffington ha potuto incassare i milioni di AOL, quando tutto il lavoro viene fatto da noi che materialmente realizziamo gli articoli?
A capo degli insoddisfatti s'è posto Jonathan Tasini - blogger e sindacalista - il quale sostiene che alla base della collaborazione gratuita ci fosse una "promessa implicita": un giorno ci sarebbe stata una remunerazione per tutto il lavoro svolto.
La situazione attuale sarebbe invece nient'altro che un'edizione moderna della schiavitù: "Sostanzialmente i blogger del giornale" - spiega Tasini - "sono stati trasformati in moderni schiavi nella piantagione di Arianna Huffington".
Dal canto proprio Arianna Huffington si dichiara tranquilla, poiché la class action non avrebbe fondamento: "I nostri blogger utilizzano la nostra piattaforma per assicurare la diffusione delle proprie idee e moltiplicarne le visualizzazioni. La usano proprio come fanno centinaia di persona che partecipano agli show televisivi, per raggiungere il più ampio pubblico possibile" ha spiegato l'HuffPo in un comunicato ufficiale.
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