Chi ospita i trailer dei film sul proprio sito deve versare un balzello di 1.800 euro ogni anno.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-10-2011]
Quando si tratta di far arrabbiare migliaia di utenti con una sola mossa, nessuno è meglio della SIAE.
L'ultima novità partorita dalla Società Italiana degli Autori e degli Editori è naturalmente un balzello, un obolo che devono versare tutti quei siti - siano essi testate registrate o blog personali - che pubblicano trailer di film.
Tutto nasce da un accordo, concluso all'inizio dell'anno, tra la SIAE stessa e l'AGIS (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo), in base al quale «per i portali e i siti che offrono opere cinematografiche o audiovisive [...] la SIAE prevede tariffe per le distinte forme di utilizzazione via Internet».
La convenzione comprende l'utilizzo delle opere anche «mediante la diffusione di trailers audiovisivi promozionali, ma anche mediante l'utilizzo di stacchi o musiche di sottofondo della homepage e simili».
In pratica, chiunque pubblichi un trailer lungo più di 45 secondi (e trovarne uno più corto è difficile) deve compilare un'apposita domanda e pagare i diritti alla SIAE: 450 euro al trimestre, ossia 1.800 euro all'anno, e con l'obbligo di non superare i 30 trailer ogni tre mesi. L'articolo continua qui sotto.
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Il sito ha ritenuto ingiustificata la richiesta di denaro e ha sospeso la sezione Video, in quanto convinto che «pagare 1800 euro all'anno per avere il privilegio di fare pubblicità gratuita ai clienti della SIAE non abbia nessuna logica né nessuna possibile utilità» e nell'attesa che la SIAE riveda le proprie norme.
La normativa è di per sé piuttosto ambigua: alcuni dei siti interessati - particolarmente tutti quelli che si occupano di recensioni cinematografiche, a partire dal famoso BatTaste - hanno pensato di risolvere evitando di ospitare i video sui propri server e limitandosi a incorporare filmati presenti su YouTube.
Anche in questo caso, tuttavia, pare che non si riesca a sfuggire ai segugi della SIAE: chi include un video deve sottoscrivere la licenza per l'attività di Streaming Service Provider, anche se il provider in realtà è YouTube e quello fornito è soltanto un link, con buona pace di tutta la giurisprudenza in materia.
Mentre in Rete monta la protesta, si aspetta dalla SIAE una parola chiarificatrice in un senso o nell'altro.
Aggiornamento: Leggi la risposta della SIAE.
Aggiornamento 2: La nuove precisazioni della SIAE.
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