Il sindacato autonomo Cobas Tlc risponde alle nostre domande sulla ristrutturazione dei call center di Telecom Italia.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-02-2013]
Pier Luigi Tolardo ha intervistato Alessandro Pullara del sindacato di base Cobas Tlc in merito al progetto di scorporo e ristrutturazione dei call center di Telecom Italia presentato dall'azienda di Bernabè poco prima delle elezioni.
Zeus News: Come giudicate la situazione di Telecom Italia? È possibile che con questo indebitamento non ci sia alternativa ai tagli del personale?
Alessandro Pullara: «La situazione debitoria di Telecom è grave, ma pur sempre in miglioramento costante. Non dimentichiamo che la crisi per ora è legata solo alla diminuzione dell'utile netto.
Quello di cui non si parla mai è il taglio ai benefit per i dirigenti, una riduzione complessiva delle spese inutili come quella per le convention, una internalizzazione seria e reale delle attività che pure esistono ma sono completamente appaltate. Non sono i lavoratori e le lavoratrici ad aver contratto il debito. Non possono continuare a pagarlo loro e i cittadini».
ZN: Secondo voi i sindacati confederali accetteranno un accordo sui contratti di solidarietà o questa volta ci sarà una pressione dei lavoratori per non accettare questo progetto di Telecom Italia?
Pullara: «Dopo la firma del contratto che dà troppa flessibilità alle aziende, oggi con il piano di ristrutturazione della divisione Caring e la definizione di 5.500 esuberi accetteranno immediatamente i contratti di solidarietà. Il ricatto è lo stesso formulato a Wind e Teleperformance».
«Le aziende denunciano esuberi, dichiarano l'apertura della mobilità - cioè il licenziamento collettivo - in cambio ottengono contratti integrativi o accordi sugli ammortizzatori sociali che in mancanza di una risposta forte dei sindacati costringeranno i lavoratori e le lavoratrici ad accettare i contratti di solidarietà come male minore».
ZN: Ma ci sono le condizioni per bloccare lo scorporo dei call center da Telecom?
Pullara: «Per bloccare lo scorporo è necessario un forte movimento che inverta la tendenza e imponga ai grandi competitor e agli enti che si servono dei servizi telefonici delle regole rigide sugli apppalti, sia nella rete che nei call center.»
«Del resto lo scandalo di Phonemedia in Calabria o la CIGS in Almaviva Roma (con l'apertura delle attività per il 119 a Rende con soldi pubblici) dimostrano come esista un "patto implicito" tra Telecom Italia, i sindacati confederali (che oggi rappresentano il 90% dei rappresentanti sindacali in Telecom Italia) e le istituzioni sulla riduzione del costo del lavoro. È difficile ma non ci sono alternative».
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