L'esperimento potrebbe aver violato i dati personali degli utenti: maxi multa in vista.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-07-2014]
Il test condotto da un'equipe universitaria per conto di Facebook, coinvolgendo 700.000 ignari utenti del social network, ha sollevato moltissime polemiche: l'uso di post e account falsi per verificare le reazioni emotive è stato sentito come un "tradimento".
La vera domanda, però, è: tutto questo è lecito dal punto di vista legale?
La risposta arriverà presto: il Garante britannico della privacy ha infatti deciso di aprire un'indagine e lo farà coordinandosi con il suo omologo irlandese, dato che Facebook ha la propria sede europea a Dublino per ragioni fiscali.
L'autorità vuole capire se nel corso dell'esperimento siano stati adoperati dei dati personali che non si sarebbero dovuti toccare.
Il responsabile europeo di Facebook per la privacy afferma che tutto è stato condotto nel pieno rispetto delle leggi e che in futuro certe procedure saranno non evitate (perché, immaginiamo, sarebbe estraneo alla natura stessa del social network lasciare in pace gli utenti) ma «migliorate».
E, in fondo, l'esperimento «ha interessato soltanto una minima parte degli utenti»: come dire che 700.000 persone indignate non contano molto di fronte a oltre 1 miliardo di altre persone che non sono state toccate dal problema e, per questo, non se la sono presa più di tanto.
Tutto quanto sarà vagliato dai garanti e, qualora venissero ravvisate violazioni, una pesante multa potrebbe venire comminata a Facebook: si parla di 500.000 sterline, pari a più di 600.000 euro.
Inoltre, l'autorità britannica potrebbe imporre un altolà alle indagini di questo tipo con le quali, più che analizzare i comportamenti reali, li si falsa e li si determina in maniera subdola.
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