Le manovre fiscali per pagare meno tasse insospettiscono Bruxelles.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-07-2014]
È un gran bel momento per Amazon, almeno al di là dell'oceano: l'azienda di Jeff Bezos cresce come non mai (+17% nel 2013) e pare non avere intenzione di fermarsi.
Con un fatturato di 44 miliardi di dollari, Amazon è ora di diritto nella top ten della classifica delle 10 migliori per quanto riguarda il commercio al dettaglio, essendo appena passata dell'undicesimo al nono posto.
Al di qua dell'Atlantico, però, qualche nuvola inizia ad addensarsi; non si tratta di problemi legati all'attività in sé ma di sospetti avanzati dall'Unione Europea.
La questione riguarda problemi fiscali e, in particolare, tocca l'eterno problema dei "trucchetti" - peraltro perfettamente legali - usatissimi dalle grandi aziende per pagare meno tasse: per esempio aprendo la sede europea in uno Stato favorevole dal punto di vista fiscale e facendo passare i ricavi tra diverse società in diversi Paesi.
Il caso particolare di Amazon, così com'è stato ricostruito dal Financial Times, riguarda la struttura messa in piedi in Lussemburgo, grazie alla quale le tasse pagate dall'azienda sono calate dell'8% sino al 31,8% dell'anno scorso.
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I meccanismi adoperati per ottenere questo risultato sono vari e complessi e comprendo l'utilizzo di diverse società; per esempio la lussemburghese Amazon EU Sarl realizza profitti nel Vecchio Continente grazie al fatto che possiede i magazzini e gestisce i pagamenti, e l'anno scorso ha pagato 2,1 miliardi di dollari alla connazionale Amazon Europe Holding Technologies, che possiede la proprietà intellettuale; tutte queste società, alla fine, fanno ovviamente capo ancora ad Amazon.
L'Unione Europea che all'interno di tutti questi giri il ruolo svolto dal Lussemburgo non sia chiarissimo e che si possa ravvisare un supporto dato dal Governo di quel Paese ad Amazon assimilabile a degli aiuti di Stato.
Ciò sarebbe in contrasto con le norme europee, ed è per questo che le indagini sono già state avviate: l'attuale Commissario Europeo per la concorrenza, Joaquín Almunia, vorrebbe vedere i risultati prima di lasciare il proprio posto, ma non è detto che ci riesca.
A essere precisi, quindi, l'UE sta facendo pressioni sul Lussemburgo, e non su Amazon direttamente; qualora però il sospetto di aver fornito aiuti all'azienda venisse provato, allora Amazon dovrebbe restituire quanto ricevuto.
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