Un'analisi dei problemi che incontra la tutela del lavoro nelle Telco italiane.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-06-2003]
Circa 10 anni fa Cgil-Cisl-Uil decisero di arrivare alla costruzione di un unico contratto di lavoro per le aziende di gestione di servizi di telefonia fissa e mobile: si era agli inizi della liberalizzazione del settore, nel momento della nascita di un secondo gestore di telefonia mobile con l'allora Omnitel(oggi Vodafone)e lo scorporo della telefonia mobile da Telecom Italia.
Si trattava di una scelta lungimirante: in pochi anni il settore delle Tlc è diventato lo scenario non solo di una forte evoluzione tecnologica ma anche di una sempre maggiore competizione fra gestori che sono nati come funghi, che hanno già attraversato crisi, e che si sono consolidati o sono prematuramente scomparsi, e questo con continui processi di riorganizzazione, fusione, acquisizione. Ora i maggiori gestori del settore hanno lo stesso Contratto: Albacom, H3G, Vodafone, Wind-Infostrada, Fastweb e naturalmente Telecom Italia, Tim e queste aziende, all'interno di Confindustria, hanno dato vita ad un'organizzazione di settore, l'Asstel, come la Federmeccanica o la Federtessile.
Bisogna però riconoscere che dall'ipotesi alla realizzazione del Contratto di Settore(2001) acqua sotto i ponti ne è passata molto: il mercato del lavoro(non solo delle Tlc, naturalmente) è cambiato moltissimo nelle tipologie giuridiche stesse del lavoro oltre che nelle forme organizzative e nei contenuti professionali. Per fare un esempio prendiamo il Gruppo Telecom Italia: in Telecom Italia ci sono i Call Center 187-191 dove la maggior parte degli operatori che rispondono all'Assistenza Clienti sono lavoratori a tempo indeterminato(fissi), la cui retribuzione è rigidamente determinata dal Contratto di settore, da quello aziendale, dal sovraminimo che si portano dietro perché lavoratori assunti prima del Contratto di settore, hanno dei premi legati a gare che incidono per una quota dell'8% al massimo della retribuzione, i loro turni sono regolati da accordi nazionali e regionali.
Prendiamo, ad esempio, un servizio analogo di Assistenza Clienti, nel Gruppo Telecom Italia, il 119 per i telefonini Tim, lì rispondono in parte operatori assunti con contratto a tempo indeterminato e con tutele sindacali e contrattuali identiche a quelli dell'187 di Telecom Italia, in parte operatori assunti con contratto di lavoro interinale, assunti da Agenzie ad hoc(a volte in parte controllate da Telecom Italia) che lavorano fianco a fianco dei lavoratori Tim ma con salari diversi e flessibilità maggiore, se prendiamo ad esempio, invece, il Call Center di Tin.it che svolge l'Assistenza Clienti anche per i clienti dell'Alice Telecom Italia, scopriamo che sono soci lavoratori di una Cooperativa.
Facendo un'analoga ricognizione in altre Aziende delle Tlc, concorrenti di Telecom Italia, scopriremmo un'analoga frantumazione delle forme contattuali, dei salari, delle tipologie di orario, dove lavoratori che svolgono lo stesso lavoro hanno salari, tutele, orari, molto diversi tra loro, con differenze notevoli.
Dobbiamo aggiungere, poi, la prassi diffusa dell'outsourcing in cui si esternalizzano attività e produzioni ad aziende che non rispettano comunque il Contratto di settore oppure tutto l'ampio settore del franchising, negozi affiliati, catene commerciali, agenzie a cui questi gestori affidano la commercializzazione di servizi e prodotti, in concorrenza con le stesse strutture interne.
Per questo, il risultato conseguito, cioè l'adozione di un unico Contratto Nazionale per queste imprese, è insufficiente rispetto ad una realtà in cui è difficile, se non impossibile, fare una sintesi unitaria di esigenze e rivendicazioni, mobilitare un'intera categoria, evitare un "dumping" contrattuale al ribasso, una guerra fra poveri, in mezzo agli stessi lavoratori.
Questo è il problema che il Sindacato del settore, si spera in maniera unitaria, dovrà affrontare nei prossimi anni per rappresentare e tutelare il lavoro nelle Tlc.
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