Open source come modello di business

Chi non conosce approfonditamente questo argomento è spesso dubbioso, se non scettico, riguardo alla possibilità di sopravvivenza del modello di sviluppo del "software libero". In questo articolo intendiamo dimostrare come l'open source non sia né una moda passeggera, né il frutto del lavoro di qualche brillante studente universitario, destinato a estinguersi con la sua prima occupazione, ma abbia un profondo significato economico.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-09-2003]

Viene spesso da chiedersi perché mai un'impresa dovrebbe regalare il software che produce, divulgando addirittura il "codice sorgente" che consente a chiunque di copiare e migliorare il software distribuito. Per comprendere quali siano i vantaggi economici insiti in questo modello produttivo, dobbiamo ripercorrere brevemente la storia recente dell'informatica e per evidenziare alcuni tratti fondamentali della sua evoluzione.

L'era dell'informatica di massa coincide con la messa in produzione del Personal Computer IBM, nel 1982. Questo nuovo strumento stimola fin da subito l'attività di numerose software house di piccole dimensioni, che spesso avevano acquisito il loro know how come lavorando in precedenza come centri di elaborazione dati per le imprese che volevano esternalizzare i costi legati alla gestione informatica dei dati.

La produzione di software pacchettizzato era generalmente limitata ai soli sistemi operativi, ed agli strumenti di supporto e di utilità per gli stessi; la maggior parte delle necessità degli utilizzatori di software a livello aziendale era coperta da queste piccole imprese che lavoravano quasi esclusivamente su commessa, in un rapporto di tipo consulenziale con i propri clienti.

Si trattava della fetta di mercato di gran lunga più rilevante; nel mondo dei mainframe, questa attività era svolta da giganti come Bull, IBM, Honeywell, ma il mercato della produzione di software aziendale su PC non fu considerato interessante, all'inizio. Tuttavia, già verso i primi anni '90, le grandi imprese di software videro la possibilità invadere questo settore altamente redditizio ed occupato da una concorrenza debole e polverizzata; iniziarono così ad apparire i primi pacchetti generici per la contabilità, la produzione di documenti, l'archiviazione dei dati e per quei compiti che dovevano essere svolti in genere da tutte le aziende; la Microsoft, fino ad allora produttrice di sistemi operativi, riuscì a imporre il proprio "ambiente" di lavoro integrato Windows come piattaforma per la produzione di questi software generici.

Gli utenti videro una forte riduzione dei costi del software; in alcuni casi, si poteva persino associare ad un crollo dei costi, un aumento della qualità dei prodotti acqusiti.

La velocità di questo processo ebbe un'impennata alla fine del 1995, con l'avvento del sistema operativo Windows 95; molti dei software prodotti in precedenza divennero improvvisamente di difficile utilizzo, o addirittura inutilizzabili. Le software house più piccole erano destinate a sparire, oppure a conformarsi ai nuovi sistemi produttivi, e gli utenti dovettero rinunciare a prodotti personalizzati ed adattare i nuovi pacchetti alle proprie necessità.

Questo articolo CONTINUA >>>
1 - Open source come modello di business
2 - La perdita di monopolio e la cosiddetta "asimmetria informativa"
3 - La riduzione dei costi attraverso la condivisione del lavoro
4 - La grande disponibilità di software di base e strumenti di sviluppo

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti all'articolo (1)

.andrea.
Ma sei il Ginacarlo Niccolai autore de "l' ultima eclissi" ?
30-8-2011 02:23

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