Il popolare media center minaccia azioni legali contro chi lo associ ai contenuti piratati.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-02-2016]
Nato come Xbox Media Center, Kodi ha negli anni guadagnato una base di fan sempre più ampia e dalla console di Microsoft si è allargato, conquistando PC, Smart Tv, tablet e smartphone.
L'essenza di Kodi è quella di un media player: è nato infatti per riprodurre file multimediali e, grazie alla facilità con cui lo si può installare ed eseguire, lo si trova ormai su una gran varietà di dispositivi.
Kodi ha un problema: tutti, o quasi, lo associano alla pirateria. La sua stessa struttura estensibile, che permette di aggiungervi funzionalità scrivendo dei plugin, è stata la sua rovina.
Molti, infatti, su suggerimento di amici che a loro volta hanno avuto la notizia da altri amici di amici, installano Kodi e tutta una serie di plugin "consigliati".
Tali plugin finiscono con l'essere consigliati perché permettono di accedere a una vasta libreria di contenuti visibili in streaming ma senza pagare la licenza: in altre parole, sono illegali perché violano il diritto d'autore.
Gli utenti però non ci fanno molto caso e soprattutto non fanno caso al fatto che non è Kodi in sé a permettere di vedere contenuti pirata, ma sono le estensioni di terze parti a farlo. Tale distinzione è troppo sottile, e così l'equazione "Kodi = pirateria" ha acquisito popolarità.
La popolarità è tale, in effetti, che molti pubblicizzano i propri prodotti - media player, set top box e via dicendo - sbandierando ai quattro venti il fatto che Kodi è già preinstallato e che grazie a esso si possono vedere film e serie televisive gratis (senza specificare che ciò è illegale e avviene grazie a dei plugin).
Per gli sviluppatori di Kodi, tutto ciò è un enorme problema. Innanzitutto, perché non passa giorno senza che sulla pagina Facebook ufficiale o sui forum qualcuno ponga loro domande relative ai contenuti pirata che riesce a vedere gratis grazie al loro software (così pensa), oppure che si lamenta perché non riesce più a vedere in streaming la propria serie Tv preferita e dà la colpa a Kodi, non sapendo di dover indirizzare il proprio risentimento verso un plugin non solo pirata ma anche scritto male.
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Gli sviluppatori sono preoccupati anche perché da un lato c'è tanta gente che approfitta di questa falsa associazione tra Kodi e la pirateria per vendere i propri prodotti, e dall'altro perché stando così le cose qualche avvocato di qualche major potrebbe decidere di non andar troppo per il sottile e trascinarli in tribunale.
Così hanno preso una decisione radicale. La XBMC Foundation, proprietaria del marchio registrato Kodi, ha annunciato che perseguirà legalmente quanti utilizzino quel marchio senza permesso.
«Ciò significa» - spiega Nathan Betzen, Product Manager di Kodi - «che invieremo richieste di rimozione del marchio ogni volta che riterremo che ci sia un'alta possibilità di confusione. Se vendete un set top box attraverso un sito progettato per far credere agli utenti che dei plugin malfunzionanti siano stati fatti da noi e che funzionino perfettamente, così da guadagnare qualche soldo, faremo tutto ciò che potremo per fermarvi».
«Oppure» - prosegue Betzen - «se fate un video in cui asserite di essere uno sviluppatore di Kodi o un membro del team Kodi o se anche solo usate il nome di Kodi assicurando agli utenti che qualche plugin pirata è completamente legale e che non smetterà di funzionare la prossima settimana, noi faremo tutto ciò che potremo per farvi smettere».
Il team degli sviluppatori di Kodi non ha problemi a lasciar fare agli utenti ciò che vogliono col software. Dopotutto, come spiega ancora Betzen, Kodi è open source, e ognuno può usarlo come crede: anche per vedere materiale pirata. Ciò che non si può fare è associare queste attività al team.
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