Se è vero che molte persone si sono avvicinate alle comunità virtuali usando i servizi di Msn la decisione di Microsoft di chiudere le sue chat quanto influisce su questo panorama? È tutto finito?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-10-2003]
"Assolutamente no" ci dice Ferry Byte, privacy advocate e gestore del sito Sotto-accusa di Isole nella Rete: "Non credo proprio che questa decisione influenzerà il panorama delle communities in internet anche se presumo che i canali chat di Microsoft fossero molto frequentati. La Microsoft, così come altre aziende ha sempre utilizzato le novità della rete per i propri scopi, raramente inventando qualcosa di nuovo. Stavolta però non hanno saputo addomesticare il fenomeno delle communities in un'operazione redditizia e tranquilla. Ma, ad ogni modo, non sono certo gli unici a offrire i servizi di chat. Gli utenti buttati fuori da Msn se ne cercheranno altri". "Però fa sorridere la dichiarazione dei suoi concorrenti commerciali che si sono preoccupati di commentare la notizia dicendo che le loro - di chat - sono sicure".
Chiudere i servizi in Europa, Asia e America Latina oppure far pagare gli utenti per i servizi di chat, in modo che il gestore possa risalire all'identità di chi viola le regole è per molti un discorso inaccettabile. "È una cosa da Grande Fratello" dice Martina, "penalizzante per chi, le chat di MSN, ha contribuito per anni ad animarle e difenderle da un uso sbagliato investendoci tempo e risorse personali".
Per Lycos però, al fine di evitare che in chat si esageri si può far ricorso alla moderazione. "Potenzialmente - continua Casucci - tutti i servizi di comunicazione comportano gli stessi pericoli della chat. E-mail, Instant Messenger, forum, newsgroup: per Lycos eliminarli non è certo una soluzione, piuttosto vanno ricercate modalità intelligenti che consentano di sfruttare al meglio le nuove tecnologie. Il pericolo a cui fa riferimento MSN è rivolto alle sole chat non moderate".
"Il punto è che i sistemi Microsoft sono vulnerabili", dice Berserker, giovane hacker siciliano. "Microsoft ha fallito nella sua strategia di immagine. Il trustworthy computing (l'informatica di fiducia) su cui ha basato gran parte delle sue mosse commerciali negli ultimi due anni e' una bufala che serve unicamente a spostare dall'utilizzatore al produttore il controllo sugli strumenti che usa e affidare all'azienda ogni iniziativa in tema di sicurezza. Il governo dovrebbe pensarci due volte prima di dare fiducia a un'azienda che con il Government Security Program promette di gestire in sicurezza i dati di milioni di cittadini ma poi non riesce a tappare i buchi delle sue chat-room".
Un problema, questo della sicurezza, che nonostante il consueto fairplay Microsoft non riesce a nascondere, soprattutto dopo le proteste dell'associazionismo dopo l'adesione del governo italiano al Programma di Sicurezza.
Ed e' a queste difficoltà che i Microsoft-critics attribuiscono le recenti iniziative della casa di Redmond volte a "condividere" il codice sorgente con i clienti "speciali": governi, imprese e università, sulla base delle licenze sottoposte allo shared source programme. "Con la shared source initiative vogliamo prendere il meglio dal mondo Linux e allo stesso tempo salvaguardare il principio della proprieta' intellettuale e i proventi che essa genera sia per l'azienda che per gli stati a cui paghiamo le tasse". Cosi' avevano dichiarato i vertici aziendali al Manifesto nell'ottobre scorso. Una tesi contestata soprattutto da Richard Stallman che, interpellato al proposito durante l'ultima visita a Roma aveva dichiarato: "poter accedere al codice sorgente senza poterlo modificare o comunicare ad altri la funzione maligna scoperta, non serve a niente, e' solo propaganda."
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1 - La chiusura di Microsoft
2 - Il problema della sicurezza
3 - Il parere dello psichiatra, la strategia di Lycos
4 - Soluzioni invasive della privacy
5 - E' tutto finito?
6 - Un nuovo tipo di licenza corporate
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