Una storia americana, che ha per protagonisti il codice a barre e un gruppo di hacker che vuole avere accesso alle informazioni in esso celate.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-11-2003]
Il codice a barre, introdotto anni fa quasi furtivamente nelle etichette di alcuni prodotti, si è via via imposto come standard di codifica. Oggi, infatti, è difficile trovare confezioni di prodotti sprovviste della misteriosa sequenza di linee a larghezza irregolare, dalla scatola di CD riscrivibili alla polverosa bottiglia di vino di produzione artigianale.
La caratteristica singolare di questa tecnologia è l'alone di mistero che la caratterizza, tanto che ha contribuito a creare la divertente leggenda del cane per i ciechi o della carrozzella per il portatore di handicap, donato da chissà chi in cambio di chissà quale quantitativo di codici raccolti (un simpatico epilogo qui, ultimo capoverso).
Questo mistero, temo, non è casuale. Fa gioco ai produttori/distributori gestire delle informazioni senza metterne a conoscenza i consumatori. Se vogliamo, il codice a barre è uno degli strumenti con cui si persegue l'asimmetria informatica, la sperequazione in termini di informazioni, tra produttori e consumatori, di cui abbiamo già parlato.
In virtù del nostro consenso firmato all'atto della consegna della tessera, è possibile elaborare questi dati ed ottenere un'invasiva, indiscreta e credo proficua schedatura dei nostri modelli di consumo. È in cambio di queste preziose notizie, oltre che dei nostri sudatissimi soldi versati per accumulare punti nello stesso supermercato, che ci elemosinano qualche premiuzzo.
A questo flusso unidirezionale di informazioni sono stati in molti a dire basta: il meccanismo che ci vuole tutti ignoranti e sotto il controllo del grande fratello economico va scardinato. Come al solito, il modo più efficace è l'uso delle stesse armi del nemico.
Una storia esemplare in questo senso è quella del CueCat: negli U.S.A., un'azienda regala a chiunque ne faccia richiesta un lettore di codice a barre. Lo si può collegare al PC attraverso la porta seriale, è corredato di un software che permette l'identificazione del prodotto, se necessario l'accesso ad un database via internet e, se possibile, l'acquisto online.
Distribuire software gratuito può costare zero, ma l'hardware è un'altra storia. Cosa ci guadagnano i produttori del CueCat? Semplice, utilizzano e vendono la schedatura del consumatore che si collega alla rete: i prodotti a cui è interessato, quelli che ha acquistato, la copertura della sua carta di credito... In Europa, per detenere queste informazioni si dovrebbe far firmare all'utilizzatore una quindicina di consensi, ma da quelle parti non vanno così per il sottile, e così la cosa prende piede.
Ma l'hacker è sempre in agguato, e l'occasione è troppo ghiotta: una macchina sofisticata gratis e per tutti! Così dopo poco tempo, gli spiriti più liberi utilizzano il CueCat con un software libero che non manda informazioni sensibili e permette un uso domestico dell'oggetto. Questo è niente: le informazioni possono essere condivise tra tutti gli utenti del CueCat hackerato, si può accedere ad un database alternativo, gestito in modo critico e non puramente commerciale, che magari riesce a fornire informazioni "sensibili" su prodotti che intendiamo acquistare, tipo se il produttore rispetta i diritti umani o se il processo produttivo è eco-compatibile.
E' straordinario. Un mezzo di mero sfruttamento informatico a danno della privacy si trasforma in uno strumento di informazione libera per il consumo critico. Da scriverci un libro.
Ma il sogno si spezza. Il produttore del CueCat mobilita il suo poderoso ufficio legale e promette di far passare un guaio a chiunque leda i suoi diritti. A distanza di due anni la situazione è questa: il diritto di utilizzare hardware e software come meglio si crede a casa propria dovrebbe essere salvo (ma anche questo diritto, negli USA, è condizionato), ma è molto più difficile distribuire via web dati, programmi e qualunque informazione che riguardi il CueCat. E quel magnifico apparecchietto sembra scomparso dal mercato, gratuitamente o meno (informazioni qui, in italiano, e qui, in inglese).
Ciò non significa che l'esperienza non sia esportabile, magari riproducibile qui utilizzando apparecchi in commercio. La tecnologia è lì, a portata di mano. Se qualcuno ha informazioni, progetti o idee, può postare un commento qui sotto.
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