Dai risciacqui con la candeggina alle fantasie sul 5G.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-04-2020]
Sin da quando il virus Sars-CoV-19, responsabile dell'attuale pandemia, ha iniziato a diffondersi, sono sorte molte teorie più o meno credibili circa la sua origine e le modalità di diffusione.
Dalle ipotesi di chi ritiene che il virus sia stato creato in laboratorio a quelle di chi sospetta che sia frutto delle reti 5G (o quantomeno che venga aiutato da esse), in Rete si trova un po' di tutto: sta poi al singolo vagliare le informazioni che riceve per individuare quelle più attendibili.
Facebook ha deciso di risparmiare questo lavoro. Con un annuncio ufficiale, il social network fa sapere di aver incaricato la propria task force di fact-checkers (ossia coloro che sono incaricati di valutare la veridicità di una notizia) di vigilare sulle informazioni diffuse ai suoi 2 miliardi di utenti.
Le misure per prevenire la disinformazione - questo è l'intento che Facebook ufficialmente dichiara - vanno in due direzioni.
Innanzitutto, una volta che i controllori hanno bollato come falsità una data informazione, la diffusione di questa viene bloccata e gli utenti che vi hanno interagito (apponendovi un Mi piace, una reazione o un commento) si vedranno recapitare un messaggio con il quale li si informa che i contenuti di quel post sono stati sbugiardati dall'Oms o dalle altri fonti adoperate per il controllo della veridicità.
«Alcuni esempi di disinformazione che abbiamo rimosso includono affermazioni pericolose come sostenere che bere candeggina curi il virus, e teorie secondo le quali la distanza fisica non sia efficace nell'evitare la diffusione della malattia» scrive Facebook.
Inoltre è stata inaugurata una nuova sezione all'interno della versione americana del Centro informazioni sul coronavirus (Covid-19), chiamata Get the Facts, che include soltanto gli articoli "verificati". Prossimamente questa sezione sarà accessibile anche al di fuori degli Stati Uniti.
Possiamo anche credere alle buone intenzioni di Facebook, eppure non possiamo fare a meno di sentire un nemmeno troppo velato sapore di censura paternalistica.
Quel che il social network richiede è infatti una fiducia cieca nella sua correttezza nel nascondere certe informazioni e nel lasciarne passare altri: nel caso presente, si affiderà ai medici e alle autorità che stanno affrontando l'emergenza; ma chi ci assicura che, una volta lasciato passare come buono e normale il principio secondo il quale la gente non è in grado di avere un proprio pensiero critico, in futuro altre informazioni non vengano nascoste "per il bene pubblico"?
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