L'allarme viene dall'FBI: le foto che pubblicate sui social vengono trasformate in versioni osé per ricattarvi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-06-2023]
La sextortion è ormai una "vecchia conoscenza" per chi naviga nel web: attuata per vendetta o semplicemente per ricatto, consiste nell'ottenere un filmato compromettente della vittima (o nel fingere di averlo) e nel chiedere denaro per non diffonderlo.
Nel corso degli anni, quanti si sono dedicati a questa pratica hanno adottato le più diverse strategie: o hanno semplicemente finto di possedere video e immagini a luci rosse della vittima, o hanno cercato di ottenere materiale reale con varie tecniche, per esempio facendosi rivelare le risposte alle domande di sicurezza oppure violando le webcam con l'aiuto di qualche malware.
Naturalmente, possedere contenuti reali rende più efficace il ricatto, ma la strada per ottenerli è meno sicura e più lunga. Ora, però, agli aspiranti estorsori viene in aiuto l'intelligenza artificiale.
Come segnala l'FBI, l'ultima ondata di email a scopo di sextortion contiene in effetti foto che ritraggono la vittima nuda; però queste non sono state ottenute violando PC o rubando password, ma sono state invece generate da una IA.
A ben pensarci, l'unica cosa che stupisce di questo fenomeno è che ci sia voluto tanto tempo prima che dei criminali informatici ne approfittassero su larga scala: le IA generative sono state le prime ad apparire, e il loro utilizzo non è troppo complicato.
Così, gli estorsori setacciano i social media alla ricerca di foto delle loro prossime vittime, ne fanno incetta, e poi le danno in pasto a un algoritmo di IA che le rende «sessualmente esplicite», creando - senza una vera fatica da parte del criminale - dei deepfake a luci rosse.
Il problema, come si capisce, non è soltanto l'esistenza dei deepfake, fenomeno già ben conosciuto: è il fatto che oggi è molto semplice generarli e diffonderli; e, come si sa, una volta che qualcosa si diffonde nel web è ben difficile farla sparire.
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