Internet sta cambiando la politica Usa... e l'Italia?

Intervista a Marco Montemagno, giovane e brillante esperto di social networking, sul rapporto tra politica e Web in Italia e negli Usa.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-09-2004]

Marco Montemagno è un giovane e brillante esperto di social networking, ha appena messo on-line il blog Bush e Kerry per seguire il confronto per la presidenza degli Usa in cui, per la prima volta, sta assumendo un ruolo determinante l'uso del Web come mezzo di partecipazione e mobilitazione politica.

Gli abbiamo posto qualche domanda per capire come il Web stia davvero cambiando la politica Usa.

ZN: Credi veramente che Internet cambi l'informazione sulla politica?

Marco Montemagno: "Il modo di produrre, distribuire e ricevere informazione che abbiamo conosciuto sino ad oggi - limitato, prevalentemente, a televisione, radio e giornali -, è profondamente cambiato e per molti versi è già morto da tempo.

Certo i media tradizionali mantengono, e manterranno a lungo, un ruolo dominante nel panorama dell'informazione.

Questo è dovuto a una serie di fattori, tra cui i principali sono:

- l'abitudine degli utenti a utilizzarli (l'utente medio torna a casa e per sapere i fatti del giorno guarda il TG5, non guarda NewsIsFree; allo stesso modo se cerca una foto interessante acquista una rivista specializzata, anziché consultare Deviantart

- la possibilità per i principali network di disporre, oltre che di ingenti risorse economiche, di redazioni strutturate, composte dai migliori "professionisti della notizia" (che garantiscono quindi l'accuratezza e l'attendibilità delle fonti).

D'altra parte, però, è innegabile che oggi le notizie si trovino in tempo reale in Rete e sono accessibili, direttamente, da chiunque. Ed è altrettanto innegabile che è su Internet che le notizie vengono, spesso, veicolate in anteprima (un esempio su tutti, sono i recenti video e le rivendicazioni a sfondo terroristico).

A questo si deve aggiungere che solo via Internet è possibile guardare video o animazioni che durano magari alcuni minuti (quale TG può mai trasmettere, per ragioni di contenuto o anche solo per tempi televisivi, i 4 minuti di animazione in flash su Pentagono e 11 settembre e solo on-line si può approfondire e discutere di un argomento (pensiamo ai commenti di Slashdot, spesso ben più interessanti della notizia stessa).

All'interno di Internet, poi, stanno acquistando un ruolo sempre più dominante delle sotto nicchie quali blogosfera (il network dei blog, monitorato da motori di ricerca ad hoc, come Technorati) e, tra non molto, le darknet (reti di scambio dati ad accesso limitato). Ed è qui che il più delle volte si trovano le notizie interessanti e stimolanti.

Il motivo è molto semplice. La notizia e le foto che si trovavano, durante la convention democratica, su un moblog quale ad esempio il "Wireless Election Connection Moblog" (http://wec.textamerica.com/), erano inviate in presa diretta su Internet senza essere mediate da un giornalista né filtrate da un network (che deve rispondere a delle proprie linee guida); quindi è una notizia fresca, inusuale, molto più allettante rispetto alla notizia patinata e "ripulita" che ci arriva da un canale ufficiale.

Oppure ancora pensiamo al caso delle Olimpiadi; era più interessante il commento della Rai sul nuoto o le indiscrezioni in prima persona di Scott Goldblatt , nuotatore blogger della squadra americana, che i giochi li viveva da protagonista?

ZN: Cosa puoi dirci sulle novità della campagna elettorale per le presidenziali Usa che per la prima volta si svolge moltissimo on-line?

Marco Montemagno: Dopo il fenomeno Dean, Internet è diventato uno strumento fondamentale per i politici americani (Dean è il candidato che da zero è riuscito a raccogliere 70 milioni di dollari e centinaia di migliaia di supporters in tutti gli USA... tutto via Internet).

Anche se Dean è uscito poi sconfitto, ha dimostrato che un uso corretto della Rete può movimentare le masse e diventare uno strumento di aggregazione decisivo (per un approfondimento consiglio le lettura del libro di Joe Trippi, Campaign Manager di Dean, "The Revolution Will Not Be Televised").

Ecco perché, prima Kerry e poi Bush, hanno iniziato una corsa ai "cyber armamenti", introducendo nelle proprie campagne i più svariati web tools: Meetup, Social networking, Blogs e via dicendo, ma direi che il cambiamento è andato ben oltre. I politici USA hanno abbracciato (soprattutto Kerry) un approccio politico, che definirei "open source".

In pratica gli elettori non sono solo invitati ad assistere alla corsa per la presidenza, ma sono stimolati a diventarne i protagonisti. Sono gli elettori stessi a fare il "debug" della campagna, a creare la documentazione, a proporre miglioramenti e coinvolgere altri elettori. E' come se "il codice delle elezioni" fosse stato aperto per sfruttare le economie di scala di Internet a vantaggio dei candidati.

Questa vera e propria rivoluzione, ha fatto si che i protagonisti del web (ad esempio i blogger) siano diventati protagonisti reali della vita politica americana; e la dimostrazione è che per la prima volta nella storia i bloggers sono stati accreditati alla convention democratica.

ZN: Invece in Italia come stanno le cose?

Marco Montemagno: In occasione delle elezioni europee mi era stato chiesto di realizzare una analisi dei siti politici italiani.

I risultati sono stati davvero sconfortanti su tutti i fronti. Siti statici solo di facciata, dilettantismo, un gergo e un approccio vecchio dieci anni, che fanno capire come in Italia la classe politica abbia un tasso di "analfabetismo web", allarmante.

Infatti, se giriamo in rete ci rendiamo conto che solo il Sen. Cortiana (con un proprio forum di discussione) e l'On. Carlucci (che ha accettato un confronto pubblico con gli utenti su Popolo della Rete.it si stanno attivando on-line.

Tutto questo provoca due conseguenze fondamentali, una nel breve, l'altra nel medio/lungo termine.

La prima riguarda la legislazione informatica (con il caso emblematico della L. Urbani), che finisce per risentire del tasso di impreparazione internetica della classe politica, con conseguenze estremamente dannose per il Paese.

La seconda conseguenza riguarda invece la classe politica stessa. Solamente i politici che comprenderanno il valore della Rete, avranno possibilità di "sopravvivere".

Tra qualche anno, con una diffusione capillare della connessione (che già adesso è comunque notevolissima), Internet avrà una capacità di penetrazione sugli elettori equiparabile ai media tradizionali. Chi non saprà gestire Internet - iniziando da subito - sarà immancabilmente soppiantato da politici tecnologicamente più evoluti.

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Pier Luigi Tolardo

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Sono stupito che gli USA siano arrivati a questo punto.
In fondo lo fanno per prevenire gli attentati; quindi li giustifico, almeno parzialmente.
Non mi sorprende. E' da un po' che l'Europa non conta più un tubo.
Accidenti! Avranno ascoltato anche le telefonate con la mia fidanzata/o.
I nostri politici non hanno nulla di più importante di cui preoccuparsi?
Lo so perfino io che i telefoni sono spiati, figuriamoci i terroristi.
Avevano ragione quelli di Zeus News, quando già nel 2001 scrivevano di Echelon.

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