Intervista a Mons. Francesco Mazza, direttore dell'Ufficio Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana e fondatore dell'Associazione dei Webmaster cattolici.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-10-2005]
La Chiesa Italiana nel suo recente "Direttorio per le Comunicazioni Sociali" ha dato molto spazio al ruolo che vuole imparare a giocare nella Rete, a partire dalle sue Comunità di Base, le Parrocchie. Per saperne di più di questo rinnovato e sempre più forte interesse della Chiesa per Internet, abbiamo intervistato Monsignor Francesco Mazza, direttore dell'Ufficio Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e fondatore dell'Associazione Webmaster cattolici (WeCa).
ZN: Molti giornali, semplificando un po', hanno affermato che i Vescovi chiedevano a ogni Parrocchia, o aggregazione di Parrocchie, di dotarsi di un sito web. Perché una Parrocchia dovrebbe aprirsi un sito?
Monsignor Mazza: "La necessità di un sito parrocchiale o diocesano non risponde all'esigenza di avere comunque il "mezzo" nuovo ma potrebbe costituire una adeguata risorsa nella pianificazione pastorale per raggiungere gli obiettivi che tale progetto pastorale ha in sé. I vantaggi di un sito virtuale, nella logica specifica della interazione e della connessione, possono migliorare la vita ordinaria di una comunità eccelsiale (sia essa parrocchiale o diocesana) in ordine alla circolazione di informazioni e al reperimento delle fonti documentali, alla comunicazione tra gruppi e singoli, alla collaborazione a distanza, alle scelte formative con l'e-learning e così via.
Monsignor Mazza: "Ad una disamina attenta dei tanti siti di matrice cattolica in Italia (siamo ormai alla soglia delle diecimila unità, vedi wwww.siticattolici.it n.d.r.) si può rilevare che c'è un alta percentuale di essi che utilizza lo spazio virtuale per informare e mettere a disposizione materiale utile, quasi una vetrina dove accedere per consultare. Manca una decisa concentrazione dell'uso della rete per sostenere i livelli di comunicazione, a parte l'uso diffuso dell'e-mail. Pochi sono ancora coloro che valorizzano le nuove tecnologie per progetti da costruire insieme e per scelte di collaborazione attive su progetti specifici (aggiornamento, consultazione su problematiche comuni, formazione dei formatori...). In definitiva, la rete dovrebbe entrare nel "lavoro ordinario" della pastorale!"
ZN: Che cosa sta facendo la CEI concretamente per aiutare le Comunità cristiane a essere più presenti in Rete?
Monsignor Mazza: "Va detto innanzitutto che le nuove tecnologie diventano sempre più accessibili anche dal punto di vista economico. Certo in ragione dei criteri di affidabilità e di sicurezza occorre predisporre una pianificazione attenta che oltre alle risorse materiali sappia individuare risorse umane all'altezza di garantire una certa continuità. La CEI su questo versante, da un decennio ormai, ha costruito software e ambienti virtuali dedicati principalmente ai presidi istituzionali sul territorio nazionale. Alle parrocchie e diocesi si chiede di individuare chi possa, con efficacia e in piena sintonia con le scelte della comunità stessa, dare continuità e "sagomare" tali risorse per le diverse esigenze. E tutto questo con grande economia di scala senza perdere l'eccellenza in qualità."
ZN: Perché è stata fondata l'Associazione dei Webmaster Cattolici (WeCa)?
Monsignor Mazza: "WeCa è un area di confronto e di collaborazione. Confronto sulle dinamiche culturali che le nuove tecnologie immettono nel vivere sociale e nella stessa comunità ecclesiale, attraverso documentazione e suggerimento online come anche tramite convegni e seminari su temi specifici. Collaborazione sul fronte degli aggiornamenti tecnici, su progetti che richiedono competenze difficilmente reperibili dal singolo webmaster, favorendo per i soci convenzioni con i grandi fornitori di tecnologie e strutturando quelle inziative che sono di fondamentale urgenza per chi opera nella rete, come corsi di formazione online per webanimator".
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