Creative Commons si allea con l'open-DRM (parte 2)

La mossa di Lessig non è una svista: fa parte di una strategia da lungo tempo concordata.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-04-2006]

Lessig pensoso

Leggi la prima parte dell'articolo: la svolta moderata di Creative Commons

Parte seconda: non è solo una gaffe

Il sospetto è che la mossa di Lessig non sia affatto una svista, ma piuttosto parte di una strategia precisa. A rafforzare quest'impressione, un'intervista, rilasciata lo scorso ottobre dal responsabile di CC.it, Juan Carlos De Martin, a margine di un intervento all'ultimo SMAU.

"Siamo stati definiti in vari modi: socialdemocratici, riformisti o anche 'Copyright dal volto umano'," disse De Martin. E quindi propose un approccio alla DRM dal volto altrettanto umano. "Una soluzione basata sui digital code, una sorta di rappresentazione digitale della licenza, embedded nelle opere stesse."

In sintesi, la proposta di De Martin è quella di dialogare con le DRM degli apparecchi digitali, per comunicare loro il tipo di licenza che fa capo all'opera, e quindi l'utilizzo che l'autore ha deciso di concedere. Negoziare, cioè, con delle macchine quello che gli utenti possono o non possono fare.

I vertici di Creative Commons sembrano farsi un baffo dell'incompatibilità tra restrizioni digitali e licenze libere. Due approcci inconciliabili non solo dal punto di vista filosofico, ma anche tecnico, come spiega bene Nicola Grossi sul blog la Rivoluzione.

Anche la risposta di Richard Stallman è impietosa: "Chiunque (riferito a Lessig - n.d.r.).può prendere una cantonata, "sostiene, "ma spero che la gente tragga insegnamento da questa storia". Secondo Stallman, la DRM di Sun potrebbe essere più pericolosa di quella proprietaria. Se si accetta l'assunto che il software open source è più potente e affidabile, ciò significa che l'open-DRM sarà più adatta a conseguire il suo scopo: limitare la libertà dell'utente.

La distinzione tra software libero e open source, altrove squisitamente semantica, diviene decisiva proprio su argomenti come questo, perché emergono approcci filosofici e morali sul software molto diversi.

"I valori del software libero sono libertà di cooperazione e controllo sulla propria vita. Chiunque dovrebbe poter controllare il software nel proprio computer ed essere libero di condividerlo," continua Stallman. "La debolezza dell'approccio opensource è che è progettato per fini soltanto pratici. È solo una questione di costi e benefici: da questo punto di vista non è affatto diverso dall'approccio proprietario di Microsoft."

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti all'articolo (1)

Gia' le Creative Commons da sole mi lasciavano perplesso: adesso invece ho la certezza che sono inutili.
18-4-2006 18:56

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Non è necessario introdurre nuove regole per l'app. I tassisti hanno torto, perché il mondo si evolve ma loro ragionano come se Internet non esistesse, difendendo ciecamente la loro casta (che ha goduto di fin troppi privilegi negli ultimi anni).
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