Nelle ultime campagne pubblicitarie delle società di telefonia mobile si è toccato il peggio della pubblicità-spazzatura.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-12-2006]
Assoluta povertà di originalità, inventiva, eleganza, intelligenza unita alla massima ricchezza di mezzi economici e di spazi: questo è il bilancio delle colossali campagne pubblicitarie che hanno messo in campo, come ogni Natale, i gestori di telefonia mobile, ovvero le maggiori fonti di ricavi per i network televisivi e per la carta stampata del nostro Paese.
Giudicare la creatività delle agenzie italiane di pubblicità dagli spot televisivi che stanno inondando e stufando gli italiani, in questi giorni, significa bocciarli tutti (o quasi) senza pietà e senza scampo. La sufficienza, forse, la sfiorano Aldo, Giovanni e Giacomo, che lavorano per Wind, a cui prestano un po' della loro bravura di sani artigiani della comicità italiana.
Tim continua ad ammorbarci con la saga infinita del vigile Christian De Sica e della velina Elisabetta Canalis: nemmeno la partecipazione straordinaria di Sofia Loren, ormai sul viale del tramonto, dovendosi vendere a tutto e a tutti, riesce a riscattare questo spot; anzi, i ciociari si sono addirittura offesi, forse non a torto, a causa della battuta finale di De Sica.
Chi crede che la pubblicità sia solo prendere un testimonial e metterlo in scena sono i creativi di 3: se erano stati audaci con l'invenzione della coppia Valeria Marini-Giulio Andreotti, a loro modo dissacranti con Pippo Baudo ed Elisabetta Gregoraci, con l'ingaggio di Paris Hilton toccano il fondo della banalità e del provincialismo. Se la sarebbero cavata più a buon mercato e con più ironia con la sosia della Hilton, protagonista del reality a base di pupe e secchioni.
Insomma, se la pubblicità non è solo uno spreco da demonizzare ma anche un'arte, una tecnica e una manifestazione della cultura di massa, e se è lo specchio del Paese, su questo specchio, che ci rimanda un'immagine di crisi profonda di idee e di stili, non possiamo che stendere un velo pietoso in attesa di tempi migliori.
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