Se l'agente che viene a sequestrarvi il computer non sa nulla di informatica, anche un vecchietto come il primo modello dell'Apple iMac può avere il proprio momento di gloria e trarlo in inganno.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-02-2008]
Le norme basilari di sicurezza dicono che, se si vuole mantenere una rete wireless, la prima cosa da fare è renderla il più sicura possibile. Come misura iniziale, per esempio, è importante attivare almeno la crittografia Wpa.
Se invece si decide di provare il brivido del pericolo, lasciando la rete aperta a tutti, è anche logico aspettarsi che chiunque sia all'interno del raggio utile sia tentato di usarla. Se poi il chiunque in questione è un malintenzionato, le cose peggiorano ulteriormente.
Qualora infatti il criminale decida di sfruttare la nostra rete wireless non protetta per rubare numeri di carte di credito, i primi a essere accusati saremmo noi. E se infine gli agenti inviati dalla polizia non sono in possesso di competenze informatiche nemmeno basilari, la situazione può assumere aspetti tragicomici.
Il racconto, in inglese, merita di essere letto nella sua interezza e permette di passare qualche minuto con il sorriso sulle labbra, anche se probabilmente nessuno vorrebbe vivere la stessa scena. Specie se si è nell'imbarazzante ruolo dell'agente di polizia.
Se dunque in primo luogo il poliziotto, che bussa alla porta a caccia del ladro di carte di credito, non ha la più pallida idea di che cosa sia una rete wireless non protetta, si farà poi una gran fatica a fargli capire che non si è responsabili del crimine di cui si è accusati.
Poliziotto: "Abbiamo rintracciato la connessione fino alla rete wireless in questo appartamento".
Blogger: "Ma abbiamo una connessione wireless aperta. Non è protetta".
Poliziotto: "Internet non funziona in questo modo".
Blogger: "Che cosa? Aspetti. Che cosa?"
Peggio ancora se, fedele al mandato, l'agente deve sequestrare tutti i Pc che trova, compreso quello della coinquilina. Il quale, per somma sfortuna, è un iMac primo modello, in cui tutte le componenti del Pc sono all'interno di un case che, visto da fuori, pare solo un monitor.
Poliziotto: "Dov'è il computer?".
Blogger: "Sulla scrivania. Il computer è quello".
Poliziotto: "No, il computer".
Blogger: "Quello è il computer".
Poliziotto: "Quello è lo schermo. Io intendo il computer. Capito?".
Blogger: "Quello è tutto il computer. Quello lì. Quell'oggetto blu grosso quanto un armadillo".
Poliziotto: "No. Il posto dove vanno i dati. Il computer".
Blogger: "Quello è il computer".
Poliziotto: "Quindi quello è l'intero computer, quello lì?".
Io me ne stavo lì con una faccia simile a quella di uno che sta guardando un cane camminare sulle zampe posteriori.
Poliziotto: "Nuova tecnologia, eh?".
La storia, tra un'incomprensione e l'altra (l'agente non pareva consapevole delle infite possibilità offerte dalle moderne webmail), non si è conclusa come la polizia aveva promesso, ossia con la restituzione dell'hardware prelevato nel pomeriggio stesso; dopo una settimana, il blogger non ha ancora riavuto le proprie apparecchiature perché il dipartimento IT della polizia danese è oberato di lavoro.
Morale: se nemmeno la tutela dall'incompetenza altrui è sufficiente a convincere gli utenti a proteggere le proprie reti wireless, non resta veramente nient'altro da tentare.
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