L'associazione non entra nelle questioni sul diritto d'autore, ma accusa le major di aver raccolto illecitamente i dati personali di migliaia di utenti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-09-2008]
Oggi la vicenda dell'oscuramento voluto da un giudice di Bergamo del sito The Pirate Bay, notissimo tracker bittorrent, arriva in tribunale.
Il Tribunale del Riesame di Bergamo, infatti, sta considerando proprio oggi le accuse rivolte a Peter Sunde, uno dei tre amministratori del sito, e alla sua creatura. Contro di lui ci sono quattro major (Emi, Sony Bmg, Universal e Warner) supportate dalla Fimi (Federazione dell'Industria Musicale Italiana).
Quasi divertente è, oltre all'accusa di condividere materiale protetto da copyright, uno dei punti che il giudice ha portato a sostegno della propria decisione. Nel testo del provvedimento, infatti, si legge: "Tanto [cioè la condivisione di materiale protetto dal diritto d'autore] può evincersi dalla denominazione - sintomatica di un chiaro e convinto riferimento alta "pirateria informatica" (The Pirate Bay - La baia dei pirati)".
Peter Sunde non è per nulla d'accordo. In un'intervista pubblicata oggi da diversi quotidiani ha dichiarato: "Seguendo questa logica immagino che potremmo essere denunciati anche come una minaccia per la navigazione in mare!".
E ha aggiunto: "The Pirate Bay non ha nulla a che fare con la violazione del copyright. [...] Abbiamo scelto di chiamarci pirati perché vogliamo riappropriarci di un termine che le major del copyright hanno distorto per criminalizzare chi crede in un nuovo modello di distribuzione della cultura".
"Per le multinazionali The Pirate Bay è particolarmente irritante, perché non abbiamo paura di dire apertamente che hanno perso il controllo della distribuzione, che il loro monopolio è finito. Non vogliono che la gente lo capisca".
La baia dei pirati ha trovato un alleato forse inatteso e probabilmente involontario in Altroconsumo, associazione in difesa dei consumatori, che ha depositato un reclamo presso il Garante per la protezione dei dati personali.
Il motivo è il sospetto che i dati dei migliaia di utenti che hanno tentato di accedere a The Pirate Bay siano stati raccolti in modo illecito, senza che questi stessi utenti abbiano concesso l'autorizzazione al trattamento come prevede la legge, e per di più da parte di un soggetto privato che fa capo all'Ifpi (la Federazione Internazionale dell'Industria Fonografica).
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