Si possono vendere come "usati" i vecchi file digitali Mp3? Bopaboo scommette di sì.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-01-2009]
Bopaboo può definirisi il primo tentativo di vendita di Mp3 di seconda mano, anche se il concetto di "usato" per un file assume sicuramente connotazioni differenti rispetto a qualsiasi oggetto reale.
L'idea è semplice: permettere a utenti registrati di mettere online i propri file Mp3 "usati" e rigorosamente senza Drm per rivenderli. Da sempre le persone nel loro quotidiano hanno chiara la possibilità di cedere o rivendere un bene in loro possesso ma è evidente come per un contenuto digitale le cose siano molto diverse: il bene venduto resta banalmente ancora in possesso del venditore. E' questa la contestazione che è stata spesso utilizzata per contrastare la diffusione di copie di musica e film in formato digitale.
Per ora si sa solo delle buone intenzioni di Bopaboo che, nel difendere l'idea di business, sostiene di poter essere un nuovo modo di vendere musica digitale.
La Electronic Frontier Foundation, per bocca del suo legale Fred von Lohmann, ritiene l'argomento della vendita dell'usato un fatto molto importante, anche in vista di un mercato della musica digitale destinato a crescere, portando con sé dunque anche significativi interessi nel poter rivendere un proprio bene digitale.
Ma non può che essere scontato ritenere illegale il servizio così come presentato, continua l'avvocato, dal momento che allo stato attuale un utente potrebbe comprare legalmente una traccia libera da Drm su uno store online, quindi rivenderla immediatamente recuperando i soldi spesi per l'acquisto mantenendo contestualmente copia del file. Tralasciando poi il fatto che alcuni store contrattualmente proibiscono la rivendita del prodotto comprato e qualsiasi uso che non sia personale.
Al momento comunque il servizio è ancora in beta e solo per gli utenti negli Usa che possono chiedere di entrare a far parte del ristretto numero di tester.
Si potrebbe intendere il business potenziale di Bopaboo in modo differente e più facilmente accettabile: non un servizio di reale vendita di file usati, ma di condivisione legale della musica attraverso il versamento di una cifra che potrebbe servire a pagare il servizio medesimo, nonché una royalty ai legittimi proprietari dei diritti.
Certo verrebbe immediatamente snaturato il concetto di partenza, ma potrebbe rivelarsi un'alternativa valida per quelle canzoni non facilmente reperibili sugli store online. Si tratta comunque di speculazioni: non resta che attendere questa ennesima promessa di rivoluzione per la musica online alla sua prima uscita in pubblico, sperando che non si sciolga al sole delle major.
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