Considerazioni sparse sull'interessamento della Cei al social network più famoso.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-01-2009]
Verrebbe da chiedersi: ma cosa vogliono costoro? Sembrano appartenere ad un mondo a sé, fuori dalla realtà e dalla logica, a inseguire vecchi e nuovi dogmi inventati da autoproclamate autorità morali, etiche e religiose. Senza tenere (orgogliosamente) conto dello scherno e del ridicolo di cui si circondano. Ma le gerarchie religiose sono bel lontane da seguire la via del kamikaze. A morire ci mandano gli altri.
In realtà pare sempre più evidente che questi tentativi di prendere il controllo nella vita della gente attraverso insinuazioni pseudomoralistiche appartengano alla categoria dei colpi di coda.
Pur nella sua straripante presenza sui media, nella sua ostentazione di sfarzo, pompa e ricchezza, fra l'altro in un mondo che velocemente si impoverisce, la Chiesa mostra di essere in grande difficoltà, di soffrire per una caduta verticale del numero fedeli obbedienti ai suoi dettati.
Questo potrà sicuramente portare ad un irrigidimento della libertà di tutti, operato attraverso uno Stato sempre più "etico" e sempre meno laico. E questo è quanto siamo già osservando da tempo. Non credo però che Facebook possa subire una simile censura dal momento che la tipologia dei rapporti fra religione e Stato non è uguale dappertutto.
L'Italia è un caso a sé, abbiamo subito la dominazione coatta - un paio di millenni non sono pochi - da parte della stessa forma di potere temporale. Quello delle gerarchie cattoliche: anche se queste ultime, nei secoli, hanno subito molte metamorfosi cambiando pelle e faccia, non hanno però cambiato le ragioni del loro essere, ragioni che niente hanno a che fare con la fede legittima e sincera dei credenti ma soprattutto con la lezione etica e morale del suo fondatore.
Le tanto sbandierate radici cristiane sono una bestemmia, un inganno sparato in faccia alla gente, sempre così affezionata alla figura del Cristo, forse perché più vicina a loro come idea di uomo qualunque, nato povero fra i poveri, perfettamente incastonabile nel panteon delle divinità pagane che, ancora oggi, sotto le vesti dei santi, ci guardano dagli altari della devozione popolare.
Attenzione: il passaggio dalla richiesta di grazia al voto di scambio è breve. E forse è più efficace, oggi, per le gerarchie eclesiastiche, praticare una sorta di imposizione diretta visto che la gente continua a chiedere intercessioni ai santi o ai politici ignorando i veri regnanti.
A differenza dei Re che hanno bisogno della claque e del buffone, le gerarchie eclesiastiche curano solo la claque e questo è nei secoli, costato molto caro, in termini di consenso, obbedienza e applausi.
Il giorno che la comunità dei fedeli comprenderà che la "Chiesa" voluta dal suo fondatore non è il Vaticano e le sue gerarchie ma la comunità intera dei credenti, forse qualcosa potrà cambiare, fatto salvo il totale rinnovamento delle gerarchie, cosa che comporterà purtroppo periodi molto molto lunghi, di transizioni anche dolorose e feroci. Ma per il momento non ne vedo l'inizio. Osservo solo l'arroccarsi in posizioni pseudoetiche, assurde e/o grottesche.
Del resto le religioni non si sono mai vergognate delle loro bugie, dei massacri, delle violenze e dei delitti contro l'umanità. Il tacito accordo dei poteri politici, economici e la pazienza infinita e l'ignoranza voluta dei popoli ha sempre permesso questo. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. E faccia piangere anche gli altri.
Una cosa, al di là delle considerazioni discutibili che ho espresso, rimane intatta: la Chiesa ha paura di perdere il proprio potere senza il quale la sua ricchezza finirebbe per dissolversi, niente più privilegi, niente più orgogliosi narcisismi. Sarebbe faticoso intraprendere la via di povertà e servizio al mondo per chi è abituato a vivere nell'agio, circondato da devozione e servitù.
Sul piano pratico non vedo però come le considerazioni espresse da appartenenti al clero possano in qualche modo mettere a rischio una comunità così estesa, un potenziale economico così in crescita come Facebook. Mi preoccuperei piuttosto delle limitazioni che uno Stato prono ai capricci del clero potrebbero in futuro tentare di porre alla circolazione delle idee sul web, così come in alcuni paesi a regime totalitario stanno già facendo anteponendo controlli e filtri. Ma questo è un altro problema. Quando avverrà da noi ne riparleremo.
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