Il Garante per la privacy spiega come usare Facebook

Diffondere informazioni personali alla leggera è una pratica che prima o poi si paga: il mezzo va usato con consapevolezza per non doversene poi pentire in futuro e rischiare addirittura il posto di lavoro.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-01-2009]

Garante privacy Facebook protezione dati personali

Il Garante per la protezione dei dati personali è preoccupato: secondo i rilevamenti del 13 gennaio scorso quasi sei milioni e mezzo di italiani sono rimasti affascinati da Facebook e non si rendono conto dei rischi che corrono regalando al mondo informazioni sensibili.

Per questo, in occasione della Giornata Europea per la privacy svoltasi mercoledì 28 gennaio, Francesco Pizzetti - presidente dell'Autorità Garante - ha deciso di fare chiarezza dando alcuni consigli.

In realtà il Garante non dice nulla di nuovo o sconvolgente: si tratta di raccomandazioni dettate dal buon senso e che implicano un uso cosciente del mezzo.

I comportamenti principali suggeriti agli utenti vanno dall'autogoverno (ossia pensarci bene prima di pubblicare dati personali) all'uso consapevole (ricordarsi che su quanto viene pubblicato, anche a causa dei motori di ricerca, non c'è praticamente nessun controllo: anche a distanza di anni ciò che si credeva cancellato può riemergere).

Pizzetti suggerisce poi di usare per i social network username e password diversi da quelli utilizzati per altri servizi (posta elettronica, accesso alla banca online), di non pubblicare informazioni personali relative a terzi senza il loro consenso (si rischiano guai anche dal punto di vista penale) e di informarsi sulle garanzie offerte dal fornitore del servizio, impostando al minimo la disponibilità pubblica di informazioni.

Anche chi gestisce i social network ha degli obblighi: deve adottare piattaforme che rispettano la privacy e informare gli utenti sulle conseguenze derivanti dalla pubblicazione dei dati personali; inoltre deve fare in modo che gli utenti possano decidere autonomamente il livello di visibilità del proprio profilo ed escludere dai motori di ricerca le informazioni inserite, a meno che non ci sia un consenso esplicito.

Chi seguirà queste semplici regole - dice il Garante - non rischierà di vedersi rifiutato un lavoro a causa di ciò che ingenuamente ha scritto su Facebook (pratica ammessa dal 35% delle aziende intervistate nel corso di una ricerca pubblicata sempre in occasione della Giornata della Privacy) né dovrà fare i salti mortali per cancellare quelle informazioni che non desidera siano più disponibili.

Secondo una ricerca inglese ci sarebbero ben quattro milioni e mezzo di ragazzi tra i 14 e i 21 anni che "rischiano di subire ripercussioni negative sul proprio futuro lavorativo determinato dalle tracce lasciate in Internet", ha affermato Mauro Paissan, componente dell'Autorità Garante. Quindi, massima attenzione su quello che si scrive, anche perché le mode passano.

"Accanto al crescente numero di utenti Facebook" - continua Paissan - "si registra un parallelo aumento delle richieste di uscita dalla Rete. Le persone che hanno già una propria visibilità tendono ora a chiamarsi fuori. Il non essere su Facebook diviene oggi segno di distinzione, il contrario di qualche mese fa".

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Commenti all'articolo (ultimi 5 di 18)

come non quotare in pieno il tuo intervento? :D Sono pienamente d'accordo. Al di là del fatto che personalmente non vado pazzo per Fb, è l'uso improprio che se ne fa, o che se ne potrebbe fare, che è preoccupante. Però riallacciandomi al tuo discorso, il fatto che un martello si possa potenzialmente usare per spaccare la testa a... Leggi tutto
2-2-2009 10:30

L'idiota la male a se stesso senza far del bene agli altri Leggi tutto
30-1-2009 22:41

Sì, ma c'è gente che fa quello di lavoro. Se guardi sulle pagine dei giornali con le ricerche e offerte di lavoro, non dico la metà ma quasi riguardano gli "addetti alle risorse umane" (termine complicato per definire chi si occupa di ricerca di personale, assunzioni, gestione del personale, ecc. ecc.). In pratica si assumono... Leggi tutto
30-1-2009 19:52

Il fatto è che ogni cosa assume un senso in base all'angolazione da cui la guardi... Ad esempio, può darsi che faccio 2 lavori perché devo sostenere la mia famiglia, e questo potrebbe essere visto, in una connotazione positiva, come indice di attaccamento al posto di lavoro... Quindi si rischia di farsi dei preconcetti su una persona che... Leggi tutto
30-1-2009 15:01

Leggi tutto
30-1-2009 13:37

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Non è giusto che un'opinione scritta su Internet sia considerata pari a un articolo su un giornale. Bisogna rivedere al più presto le leggi sulla difesa dell'onore e sulla diffamazione.
E' giusto che anche sui forum o su Facebook o sui siti di recensioni si applichino le leggi relative alla diffamazione. Un'opinione negativa può rovinare la reputazione di un locale.
Gli utenti devono poter esprimere con la massima libertà la propria opinione su ristoranti, alberghi, ma anche prodotti o servizi acquistati. Un'opinione negativa non dovrebbe essere considerata diffamazione.
Trovo che oggi più che mai sia necessario prestare la massima attenzione a quello che si scrive online.
Le recensioni su Internet sono in gran parte inaffidabili: quelle positive sono scritte dai proprietari, quelle negative dalla concorrenza. In ogni caso l'opinione dei pochi singoli onesti non è significativa.
Vorrei dire la mia sul forum di Zeus News ma temo che prima dovrei procurarmi un buon avvocato, non si sa mai.

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