Tutti si contendono il controllo di Internet tra bavagli, mordacchie, suggerimenti e intimidazioni: dopo le recenti esternazioni dei politici, ci prova pure il Vaticano
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-03-2009]
Le (dis)avventure politiche di Fiorello Cortiana, parlamentare in quote Verdi non più rieletto a causa delle sue difese di Internet contro chi intendeva applicare lacci e laccioli, hanno fatto scuola; o almeno hanno chiarito le idee di chi per un motivo o per l'altro si è trovato in mano la patata bollente senza riuscire a passarla ad altri.
Abbiamo perciò avuto in un passato recente provvedimenti giudiziari "creativi", condanne "esemplari" e la dichiarazione di guerra di Mediaset contro i distributori abusivi dei suoi programmi.
In tempi recentissimi i politici hanno ripreso il filone e ci hanno beneficiato non solo di discutibilissimi pareri sulla questione del preteso "anonimato" in rete, ma addirittura di un disegno di legge presentato (ma ne sarà proprio lei l'autrice?) dall'onorevole Carlucci.
Monsignor Carlo Maria Polvani, già in forza all'Arcidiocesi di Milano e ora esperto comunicatore e rispettato intermediario tra la Segreteria e i mezzi d'informazione del Vaticano, e nella specie plenipotenziario del sito internet d'oltretevere per quanto riguarda i paesi anglofoni, ha indirizzato una lettera direttamente a Paul Twomey, presidente dell'Icann, chiedendogli particolare e acuta attenzione nell'assegnare i domini di primo livello.
Preoccupazione di Piazza San Pietro sarebbe il rischio di una proliferazione di siti con estensioni tali da far scatenere una guerra di religione online; in conclusione, vigili l'Icann affinché l'organizzazione non abbandoni direttamente o indirettamente la propria neutralità, avendo l'obbligo di valutare se e quali gruppi o organizzazioni siano rappresentativi di una tradizione religiosa.
La questione si presenta assai imbarazzante per Twomey, che già deve fronteggiare l'appetito delle grandi multinazionali, i governanti dei paesi emergenti e non, le diverse etnie e comunanze linguistiche, la Comunità Europea e via discorrendo: ognuno di questi accampa ragioni a favore dell'assegnazione di una data estensione, o al contrario minaccia ritorsioni in caso di assegnazione di domini sgraditi, tanto da far rinviare - forse di almeno sei mesi, forse sine die - la soluzione del problema.
Da questo punto di vista, la posizione vaticana non sarebbe diversa da quella del governo coreano, che reclama un dominio con ideogramma per non costringere i propri concittadini a digitare astrusi caratteri occidentali; ma la questione diventa estrememente delicata se vista dal punto di vista degli appartenenti ad altre confessioni religiose.
Su tutta la vicenda grava la constatazione che, ancora una volta, invece di risolvere la questione con il semplice buon senso si faccia ricorso ai gestori della rete chiedendo e talvolta di fatto ordinando che essi si facciano interpreti e guardiani degli interessi di solo una parte degli utenti.
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