Il papa si scaglia contro gli attori della disinformazione e dell'anticultura. Ne siamo tutti coinvolti, grazie alle cyber-catene di S.Antonio.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-05-2005]
Papa Benedetto ha ammonito gli operatori dell'informazione sulla doppia natura dei mass media: "Possono favorire la conoscenza e il dialogo oppure alimentare il pregiudizio e il disprezzo tra la gente."
All'interno della 39esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il papa che suscita molte perplessità tra i progressisti, stavolta sembra averci imbroccato.
È stato un giusto monito a chi fa informazione in maniera sciatta e superficiale, a chi non verifica le notizie e si accontenta della verosimiglianza, a chi si fa guidare dai pregiudizi e non valuta le conseguenze di proclami troppo enfatici. So che molti hanno pensato a Oriana Fallaci, ma in realtà l'appello deve suscitare un esame di coscienza presso ciascuno di noi.
E proprio su Zeus News ne abbiamo avuto una testimonianza diretta, all'interno del servizio antibufala. La recente indagine sull'olio di colza, ha fatto scoppiare una delle più vivaci polemiche degli ultimi mesi, paragonabile all'analogo articolo "Perché si fa una guerra". L'emozione che le ha accompagnate non è casuale, perchè queste sono rari esempi di bufale di sinistra.
Il presupposto è sempre un malessere generale assolutamente legittimo (l'insofferenza verso una guerra ingiusta, allora, e verso un caro petrolio decisamente irragionevole, ora), si portano alcuni argomenti genericamente condivisibili (in entrambi i casi, la condanna dei biechi interessi dei petrolieri), ma poi si dà la stura ad una inutile serie di inesattezze, che non fanno altro che infangare la bontà delle istanze iniziali.
E chi si azzarda a sconfessare tali inesattezze (il nostro Paolo Attivissimo ne sa qualcosa), peste lo colga: è filo-americano, anti-ambientalista, e giù mazzate. Non usciremo mai dal circolo vizioso dei distinguo e delle precisazioni, se non ci rendiamo conto, una volta per tutte, che il difetto sta nel manico.
La catena di S. Antonio ha radici antichissime, e ha cambiato abito con il passare del tempo, prima si propagava per voce, poi è diventata lettera, fino alla sua attuale, potente, dimensione informatica. Ma è sempre stato lo strumento principe per la diffusione di bugie, e quindi di pericolosa ignoranza, spesso paura del diverso, razzismo, odio generazionale e avversione al progresso.
Questo perchè non è possibile alcun contraddittorio, e le fonti citate (dall'amico di mio cugino alla CNN) non sono mai sottoposte a verifica dall'ascoltatore. Ma, soprattutto, se e quando esiste uno spirito critico che sbugiarda la leggenda, questi non può fare altro che fermarne la diffusione nel suo ramo terminale, che è solo uno dei numerosissimi dell'albero. Altrove, la bugia continuerà a diffondersi in maniera inarrestabile.
Che fare allora? Se non abbiamo tempo e voglia di verificare l'attendibilità di quanto ci viene scritto, facciamo a meno di crederci, e cestiniamo la mail. Ma anche quando abbiamo la certezza che quanto scritto è vero, ricordiamoci che i veicoli di diffusione successivi a noi potranno alterarne il contenuto, utilizzando però la nostra firma per avvalorarlo.
Meglio allora boicottare le catene di S.Antonio, di qualunque segno e tendenza siano. Sono deleterie per la formazione di una cultura dal basso e sono veicoli di infezione esplosivi per la disinformazione più bieca. Spieghiamo gentilmente ai nostri interlocutori email, che non ci prestiamo a fare da ripetitori di notizie che non possiamo e non vogliamo verificare.
Certo, ogni tanto è bello leggere una mail di un amico, che non abbiamo occasione di sentire da tempo. Ma a volte un semplice "Ciao, come va?" può fare più piacere di cento, "Aiuto, c'è una rana nel computer".
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