Informatica ed economia sostenibile

Indossiamo le tute nere, i passamontagna e trasformiamoci in sabotatori del consumismo. Al posto degli esplosivi, useremo il senso critico. Al posto di far saltare i tralicci dei media di comunicazione, li utilizzeremo per diffondere le nostre proposte per uno stile di vita alternativo.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-10-2002]

Chiunque abbia un minimo di buonsenso comprende che il livello di consumi dei paesi ricchi non è sostenibile a lungo. Per contro le politiche di governo di metà del mondo capitalistico sono improntate sui concetti di crescita e sviluppo economico. Parlare di sviluppo nel Burkina Faso, dove mancano scuole, ospedali, fabbriche, sistemi per l'irrigazione etc. può avere un senso. Ma qui, in contesti urbanizzati, densamente popolati, in cui la gente sta già spendendo in modo scriteriato, che senso ha?

Anche per noi informatici è giunto il momento di farsi delle domande: per anni abbiamo vissuto nell'illusione che il virtuale non ha impatto ambientale. Quindi noi, nel nostro piccolo, siamo eco-compatibili. Meglio fare una telefonata alla fidanzata col cellulare piuttosto che scendere in garage, tirare fuori il Subaru Terror 4.2 TD 4WD e andare a trovarla sulle colline. Meglio spedirle il poemetto via email piuttosto che riempire 500 fogli di Fabriano Luxury 400 grammi, equivalenti a 1,2 pioppi abbattuti.

Poi al cellulare lei ci dice che vuole vederci e fare un giro sul Subaru, noi per scrivere qualunque tipo di email scriviamo almeno due brutte copie su carta pergamenata e lei poi, appena ricevuta, se la stampa. Senza leggerla. Di poemetti, poi, neanche a parlarne.

Ma non è finita qui: il nostro bisogno di adeguarci ai migliori standard tecnologici è un nemico dell'ambiente. È noto che il monopolio del software ha fatto un accordo con le top aziende dell'hardware. Esso mira alla produzione combinata di calcolatori sempre più potenti dotati di programmi sempre più complicati, ma con il livello di servizio reso all'utente che non cambia. Infatti, è difficile pensare che le nostre esigenze siano molto diverse da quelle che avevamo cinque anni fa, mentre da allora ad oggi, in media, abbiamo sostituito hardware e software almeno due volte ed in questo momento disponiamo di un calcolatore 50 volte più potente di quello del 1997.

Il costo ambientale di un prodotto è dato dalla somma del costo dei suoi componenti: in pratica ogni singolo componente che fa parte di un prodotto, si porta dietro la sua storia di inquinamento ed utilizzo di risorse ambientali (aria, acqua, suolo, paesaggio etc.). Il calcolatore, così come il telefonino, la fotocamera digitale, etc., essendo prodotti complessi costituiti da una miriade di componenti, hanno un altissimo impatto.

Di per sé non sarebbero eccezionalmente inquinanti, ma cambiarli ogni due anni è distruttivo per le nostre tasche e per il nostro pianeta.

Possiamo fare qualcosa? Sì. Abbiamo un grande potere come consumatori e come orientatori di consumo. Quello che a noi pare una tendenza inarrestabile è in realtà una clamorosa forzatura che il sistema capitalistico, o meglio, il suo lato oscuro, sta tentando di mettere in atto per mantenere la sua sempre più smodata voracità.

Ma per attuare ciò, lo strumento si chiama cartello. Cioè un accordo tra produttori e venditori per il controllo (e quindi l'orientamento) del mercato. Il che, oltre ad essere illegale, è pure pieno di punti deboli. Indossiamo le tute nere, i passamontagna e trasformiamoci in sabotatori del consumismo. Al posto degli esplosivi, useremo il senso critico. Al posto di far saltare i tralicci dei media di comunicazione, li utilizzeremo per diffondere le nostre proposte per uno stile di vita alternativo.

Cominciamo col far sapere a tutti i nostri conoscenti le losche manovre del cartello AMD-Intel-Microsoft per la produzione di Palladium. Potremmo mettere nella firma elettronica delle mail frasi tipo: "Palladium è una porcheria" o "Non comprerò Palladium manco morto", in modo da sollecitare la discussione. Chi ha idee, si faccia avanti.

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