Dopo il caso di Path, che sottraeva dati senza autorizzazione, Apple rivede la policy per le app destinata a iPhone e iPad.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-02-2012]
Il caso è nato da Path, applicazione per iPhone (ma anche per Android) che permette di tenere aggiornato un proprio profilo (completo di attività, foto, video) come si farebbe su un "normale" social network.
I guai sono cominciati quando uno sviluppatore, Arun Thampi, ha scoperto che Path inviava la rubrica degli indirizzi ai propri server: è così che sono cominciate le preoccupazioni sul rispetto della privacy degli utenti da parte della miriade di app esistenti.
La difesa iniziale dei creatori di app, poi, non è stata particolarmente brillante: hanno sostenuto che tutti si comportano così, contribuendo in questo modo a scaldare gli animi, i quali non si sono raffreddati finché una nuova versione dell'applicazione ha fatto ciò che si sarebbe dovuto fare sin dall'inizio, ossia introdurre una finestra di dialogo per chiedere all'utente il permesso di inviare i dati.
La strategia difensiva degli sviluppatori di Path, per quanto povera, non era tuttavia bugiarda: fanno davvero tutti così, o lo facevano prima che la consapevolezza nata in seguito a questi avvenimenti li costringesse a correre ai ripari, rilasciando nuove versioni.
Lo scopo, in sé, non era malevolo (o così sostiene Path stessa): l'accesso ai dati serviva a creare collegamenti con altri utenti e all'integrazione con gli altri servizi social, per esempio suggerendo contatti da aggiungere o completando le informazioni di un servizio con quelle provenienti da un altro (pratica che chiunque abbia un po' d'esperienza d'uso in questo campo riconoscerà diffusissima).
Siti troppo curiosi | ||
|
La questione è in realtà piuttosto ampia: esiste un mare di app che invia moltissimi dati (non solo la rubrica, ma anche - per esempio - le posizioni e i dati relativi a contatti e amici, violando quindi pure la privacy di terze persone) ai propri server, senza nemmeno preoccuparsi di crittografare la trasmissione.
Ora però che la situazione è balzata in primo piano e tutti stanno correndo ai ripari e che persino il Congresso USA si è detto preoccupato per l'eventuale violazione della privacy, Apple stessa ha deciso di intervenire.
La società di Cupertino ha affermato che le app che si comportano in questo modo violano la policy di iOS, che in ogni caso verrà rivista in senso più restrittivo: qualunque software che voglia accedere ai dati dovrà forzatamente richiedere l'autorizzazione esplicita dell'utente.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
Backup | ||
|