Si trova a 13,1 miliardi di anni luce da noi e getta nuova luce sull'origine dell'universo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 07-05-2015]
Un team di ricercatori della Yale University e dell'Università della California - Santa Cruz ha scoperto quella che attualmente è la più lontana galassia mai osservata, cancellando così il record precedente.
La scoperta si deve alle immagini catturate dal telescopio spaziale Hubble e dal telescopio spaziale Spitzer, mentre la distanza è stata calcolata usando la strumentazione presente nell'Osservatorio W.M. Keck, alle Hawaii.
La galassia si trova a 13,1 miliardi di anni luce di distanza, è localizzata nella costellazione di Boote ed è stata battezzata EGS-zs8-1; dato che l'Universo ha circa 13,8 miliardi di anni, EGS-zs8-1 è anche una delle prime galassie a essersi formate.
Osservare la luce di un oggetto così lontano significa guardare nel passato: essa è infatti stata emessa 13,1 miliardi di anni fa, quando l'universo aveva circa 700 milioni di anni. Si pensa che le prime stelle abbiano iniziato a formarsi tra i 200 e i 300 milioni di anni dopo il Big Bang.
«Ha già costituito più del 15% della massa attuale della nostra Via Lattea anche se ha avuto soltanto circa 670 milioni di anni per farlo. L'universo era molto giovane a quel tempo» ha commentato Pascal Oesch, astronomo di Yale e primo autore dello studio che tratta della scoperta.
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Stando alle osservazioni condotte, la formazione delle stelle all'interno di EGS-zs8-1 avverrebbe 80 volte più velocemente di quanto accada nella nostra galassia.
I ricercatori hanno spiegato che l'epoca che possiamo osservare grazie a questa nuova scoperta era un periodo di importanti cambiamenti per l'universo, in cui l'idrogeno tra le galassie stava passando da uno stato neutro a uno ionizzato. «Sembra» - commenta Rychard Bouwens, uno degli autori dello studio - «che le antiche galassie come EGS-zs8-1 siano state le guide principali per questa transizione, che chiamiamo rionizzazione».
Parlando dell'utilità di scoperte come questa, Pascal Oesch ha spiegato che grazie all'osservazione di oggetti così lontani nel tempo «possiamo ricostruire la costituzione degli elementi pesanti che vediamo oggi intorno a noi e di cui noi stessi siamo costituiti. Le nuove osservazioni forniscono indicazioni di come le stelle si siano formate a queste distanze estreme, e sembra che si siano formate in modo diverso rispetto a questa zona dell'universo. Ogni scoperta dà vita a un'intera nuova serie di domande».
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