La Federazione Anti Pirateria minaccia di chiedere i danni all'incumbent se non consegnerà i dati su chi condivide file illegalmente. Il provider Internet risponde picche e ricorda il caso Peppermint.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-05-2009]
L'approvazione della legge francese che istituisce l'Hadopi deve aver dato loro alla testa: forse pensano che sia in vigore automaticamente anche in Italia, che il parere dell'Europa non conti niente (questo sembrano pensarlo anche i francesi) o che, visto che prima o poi una legge analoga ci sarà anche da noi, tanto valga muoversi per tempo.
Qualunque sia la ragione che l'ha spinta, la Fapav (Federazione Anti Pirateria Audiovisiva italiana) ha provato a incutere paura a Telecom Italia, con una minaccia neanche troppo velata.
La Federazione pretende che Telecom consegni alle autorità di Pubblica sicurezza "i dati idonei a consentire a quest'ultima di adottare gli interventi di sua competenza" contro chi scarica illegalmente da Internet contenuti protetti dal diritto d'autore.
Il bello è che Telecom ha per davvero risposto picche: nonostante la Fapav millanti un obbligo da parte dell'operatore circa la consegna dei dati, questi risponde che una norma del genere non esiste; se esistesse, l'avrebbe già rispettata, come fa con tutte le altre: "L'azienda ha sempre agito nel pieno rispetto della normativa vigente, come dimostrano numerose sentenze e pronunciamenti in materia".
In particolare Telecom si attiene alla legge sulla privacy che, almeno per ora, ha la precedenza sul diritto d'autore: non si possono comunicare certe informazioni così alla leggera e per di più sulla base di non meglio precisati sospetti. Inoltre è proprio l'ingiunzione di Fapav a essere sospetta: come fa a sapere che ci sono utenti che scaricano illegalmente? Non si sarà messa a spiarli, infrangendo la legge?
Telecom ha dalla propria la giurisprudenza e in particolare le decisioni della magistratura sul famigerato caso Peppermint: "la tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali è prevalente rispetto alle esigenze probatorie di un giudizio civile teso all'accertamento dell'asserita lesione del diritto di sfruttamento economico del diritto d'autore".
Se ciò non bastasse, c'è anche il pronunciamento del Garante della Privacy sempre sullo stesso argomento, che dichiara illegittime le attività di privati (come la Fapav) per l'identificazione di soggetti che violino il diritto d'autore facendo leva sul diritto alla segretezza nelle comunicazioni.
Insomma ci hanno provato, agitando anche lo spettro di 250.000 posti di lavoro nel settore home video che per la Fapav andranno persi a causa della pirateria domestica.
Non molleranno, questo è certo: il presidente della Federazione è già pronto a "sedersi intorno a un tavolo con Telecom" per studiare "un meccanismo deterrente nell'ambito delle norme italiane" o "muoversi sulla strada intrapresa dalla Francia".
È difficile parlare con i sordi: chi non vuole accettare le opposizioni dell'Unione Europea di cui parlavamo all'inizio, capire che il file sharing non è quel danno che credono e che il settore home video muore perché stanno cambiando i canali di fruizione dell'intrattenimento (e quindi i vecchi soggetti devono inventarsi nuovi modelli di business) non si metterà mai a ragionare serenamente sull'intera vicenda ma cercherà di imporre la difesa di quelli che considera propri diritti.
D'altra parte, buona parte del mondo politico sembra appoggiare la causa delle major.
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