Milioni di blog non vengono più aggiornati dai loro autori: caduta l'illusione di una facile notorietà, restano in attività quei pochi che hanno qualcosa di interessante da dire.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-06-2009]
C'è stato un tempo in cui pareva che la massima aspirazione di ogni internauta fosse aprire un proprio blog: i contenuti potevano spaziare da domande sulla vita, l'universo e tutto quanto agli eccitanti avvenimenti della vita in un sperduto paesino di montagna, ma in ogni caso chiunque sembrava avere qualcosa da dire.
Poi anche Internet è cambiata, s'è affacciato il cosiddetto Web 2.0, sono nati i social network e l'effimera attrattiva dei diari online è andata spegnendosi per una buona parte degli autori.
Così, come testimoniano i dati di Technorati relativi al 2008, dei 133 milioni di blog tenuti sott'occhio dal motore di ricerca della blogosfera solo 7,4 milioni sono stati aggiornati negli ultimi 120 giorni.
Secondo i calcoli di Technorati il 95% dei blog esistenti nell'intera Internet si trova in questo stato comatoso; il restante 5% è ancora attivo, ma sembra probabile ritenere che la maggior parte delle pageview sia generata da un numero ancora inferiore di blog, stimabile tra i 50.000 e i 100.000.
Ai tempi d'oro, molti avevano aperto un blog convinti di ricevere migliaia di visite e commenti ogni giorno; forse avevano iniziato a scrivere dopo essere stati attirati dalle storie di chi riusciva a guadagnare tanto da poter vivere con questa attività. Altri invece speravano di diventare famosi, di rivelarsi al mondo come scrittori o di mostrare il proprio genio.
Mentre tutti scrivevano, tuttavia, pochissimi leggevano, e sono pochi gli scrittori abbastanza stoici da sopportare di avere solo sé stessi come lettori.
Nel frattempo iniziavano poi la propria storia MySpace, Twitter e Facebook i quali, oltre a rappresentare la nuova moda, hanno rapidamente imposto un modo di comunicare più rapido, immediato, a livello di Sms: nessuno - o quasi - ha più tempo e voglia di leggere lunghi post.
Ecco quindi che dall'abbandono si sono salvati solo quei pochi - pochissimi, se confrontati con il numero complessivo - che oltre ad avere qualcosa da dire sanno anche come dirlo, quelli che si sono conquistati un pubblico di affezionati grazie alla qualità dei propri interventi e hanno fatto del proprio blog non una vetrina personale ma uno spazio di riflessione e confronto.
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Dangerotto