E' accaduto a uno scienziato presso l'università di Reading. Afferma di essere la prima persona al mondo infettata da un virus informatico.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-05-2010]
Il dottor Mark Gasson, dalla facoltà di ingegneria dei sistemi di Reading (UK), è il primo uomo a essere stato infettato da un virus per computer.
A seguito di una ricerca, gli era stato impiantato nella mano un chip estremamente avanzato; il chip è stato infettato da un virus per computer, aprendo di fatto una nuova dimensione sul già discusso tema del potenziamento umano attraverso dispositivi elettronici impiantabili.
Questo risultato potrebbe avere implicazioni enormi per le tecnologie di computing impiantabili usate nella medicina per migliorare la salute, come per esempio pacemaker cardiaci e gli impianti cocleari, o per tutti quelle ricerche di applicazioni atte a potenziare gli esseri umani sani. La tecnologia dietro a questi impianti si sviluppa sempre di più, diventando di fatto sempre più vulnerabili ai virus informatici.
Il dottor Gasson presenterà i suoi risultati il mese prossimo al IEEE International Symposium on Technology and Society in Australia.
Un chip che era stato impiantato nella mano sinistra di Gasson l'anno scorso è dotato di tecnologia radio frequency identification (RFID), la stessa che in maniera meno sofisticata viene utilizzata nei negozi per le etichette di sicurezza per l'anti-taccheggio e per identificare gli animali domestici dispersi.
Il chip ha permesso a Gasson di utilizzare una serie di funzioni avanzate, quali un accesso interattivo ad ambienti quali casa e università. Una volta infettato il chip, si è danneggiato il sistema principale utilizzato per la comunicazione con l'esterno.
Se quest'ultimo, prima di guastarsi, si fosse collegato ad apparecchi esterni (ma non è questo il caso) il virus si sarebbe trasferito, amplificando l'infezione.
Gasson ha dichiarato: "Con la mia disavventura si è dimostrato che è possibile infettare con un virus informatico anche tecnologie di tipo impiantistico avanzate. Proprio come le persone con protesi mediche, che dopo qualche anno riconoscono come parte di sé la protesi, anche nel mio caso il collegamento tra me e il mio impianto era diventato molto stretto".
Conclude Gasson: "Sebbene sia eccitante essere la prima persona a essere infettato da un virus informatico in questo modo, ho trovato non molto piacevole questa esperienza estrema. Credo sia necessario riconoscere che il nostro prossimo passo evolutivo potrebbe convergere verso scenari in cui l'impianto diventi una necessità di vita per la connessione tra noi e il mondo che ci circonda, tuttavia dobbiamo essere consapevoli delle nuove minacce che questo passaggio comporta".
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