L'europarlamentare Gallo convince la maggioranza a votare la repressione poliziesca di ogni contraffazione. Sanzioni penali per chi viola i diritti di proprietà intellettuale.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-09-2010]
Il conteggio dei voti parla chiaro: 328 a favore e 245 contro; se anche gli astenuti avessero votato contro, non sarebbe comunque cambiato granché quando il Parlamento europeo, qualche giorno fa, ha adottato a maggioranza la relazione di Marielle Gallo.
La parlamentare, in quota PPE, ha raccomandato alla Commissione la modifica delle Direttive 29 del 2001 e 48 del 2004 in maniera tale che sia possibile coordinare la repressione per via giudiziaria penale dei reati che riguardano la violazione del copyright.
Già a marzo 2010 la società di ricerche e consulenza aziendale Tera Consultants aveva fornito i risultati delle proprie indagini, stimando per l'Italia in oltre 22 mila i posti di lavoro persi e quasi 1,5 miliardi di euro i danni all'industria del settore.
Tutto ciò porterebbe alla creazione di una specie di Interpol specializzata a livello planetario nella caccia ai contraffattori, specialmente e quasi esclusivamente dei prodotti sfornati dalla major dell'intrattenimento.
La relazione Gallo è in alcuni punti oscura, in altri fuorviante: un po' perché nessuno vuol parlare, per esempio, dei danni prodotti in ogni campo e per ogni genere di prodotto vendibile dalle contraffazioni di provenienza cinese, forse perché la Francia e altri Paesi dei 27 intrattengono lucrose (almeno per ora) relazioni industriali col gigante asiatico.
E un po' perché la relazione riaffermerebbe il diritto alla "copia ad uso personale" ma con un testo a dir poco ambiguo, proprio perché non impegna la definizione dell'uso personale della copia e perché mette sullo stesso piano (penale) la pirateria "commerciale" e quella messa in opera dei singoli privati senza monetizzare la copia scaricata illegalmente.
Ovvio il compiacimento di Enzo Mazza, in rappresentanza della Federazione dell'Industria Musicale Italiana, che recentemente si era dato un gran daffare per cooptare gli europarlamentari, italiani e non; ma ciò rientra forse nel rispetto del gioco delle parti.
Quel che stupisce invece è che gli artisti e gli altri operatori del settore si siano fatti così facilmente abbindolare senza accorgersi che la criminalizzazione dei clienti-consumatori non potrà che ritorcersi contro gli artisti medesimi e, alla fine, non porterà un centesimo di più nei loro portafogli.
In tema di contraffazioni, è interessante notare un documento del collettivo transalpino La Quadrature du Net che racconta come gli europarlamentari abbiano ricevuto una petizione dall'Associazione Produttori Cinematografici e Televisivi (APCT) con oltre 300 firme di artisti e operatori del settore, di cui subito dopo la pubblicazione le principali organizzazioni a difesa degli utenti del web (Partito Pirata e NURPA in Belgio) si sono precipitate a controllare la veridicità.
Peccato che, come rivela la rivista online francese Numerama, alcuni di essi abbiano dichiarato di non aver mai firmato mentre altri risultano da tempo passati a miglior vita; il cantante Michel Sardou, poi, con i suoi 80 milioni di dischi venduti ha confessato pubblicamente di essere un adepto convinto del download illegale.
Ancora più "strano", per usare un eufemismo, è il fatto che circa 1/3 delle firme fossero di attori e cineasti ungheresi, mentre è noto che l'industria cinematografica di quel Paese non è certo ai vertici europei; inoltre molti nomi sarebbero scritti in modo erroneo, alcuni artisti le cui firme appaiono nella petizione sono deceduti - come il fotografo László Kovács - mentre va meglio a un certo Krzysztof Krauz, regista di film gialli, per ora "soltanto" ricoverato in una clinica della Repubblica Sudafricana a seguito di una gravissima malattia eppure figurante quale firmatario.
Altri nomi sembrerebbero inventati di sana pianta perché sconosciuti a tutti i motori di ricerca, altri risultano inattivi dal oltre dieci anni; quanto a Ibolya Feteke e Janisch Attila (attore e regista di una certa fama in patria) hanno espressamente dichiarato ad Amelia Andersdotter, parlamentare europea del Partito Pirata, di non aver apposto alcuna firma sulla petizione.
Qualunque sia la verità, l'unico possibile commento è che stavolta il Gallo ha fatto coccodè per annunciare la deposizione di un uovo avvelenato, uscito non dal Consdabi di Benevento ma dal Parlamento Europeo.
Come rilevato da più parti, si prospettano i prodromi di una vera e propria censura sul Web attuata mediante il costante filtraggio delle comunicazioni.
Speriamo soltanto che uovo e volatile facciano presto la fine che meritano: la stessa di quelli che, consegnati alla Scuola di Agraria di Portici, sono finiti dove nessuno saprebbe dire con certezza ma è assai facile immaginare.
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