Per l'apertura delle nuove centrali servono 10.000 esperti in 10 anni. L'Università sforna solo 80 laureati all'anno.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-01-2011]
Il ritorno dell'Italia al nucleare, caldeggiato dal Governo, non deve scontrarsi soltanto con le perplessità di una parte della popolazione (per consultare la quale ci sarà un referendum) e dei possibili veti delle Regioni alla costruzione delle centrali, ma anche con la mancanza di personale addestrato.
Un recente studio dell'ENEA ha infatti mostrato come, quale conseguenza del referendum del 1987, negli ultimi vent'anni l'Italia abbia prodotto pochissimi esperti in materia, del tutto insufficienti a coprire il fabbisogno del piano per la costruzione dei nuovi impianti.
Il progetto prevede infatti la costruzione di quattro centrali per un totale di otto reattori; tutto ciò si traduce nella necessità di avere almeno 1.000 laureati che seguano e dirigano i lavori (dalla realizzazione all'attivazione) e di circa 10.000 esperti e tecnici che nei prossimi dieci anni curino la realizzazione della tabella di marcia.
L'ENEA vorrebbe che ci allineassimo, in proporzione, agli altri Paesi dotati di centrali nucleari; a titolo di confronto cita il Canada, dove gli addetti civili al nucleare sono 66.000, il Regno Unito, dove sono 44.000, e gli USA, dove sono 100.000.
Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo Economico, ha quindi illustrato il programma di incontri internazionali che il governo ha ideato per la stretta di accordi sul nucleare: a marzo avrà luogo, a Roma, un vertice con la Francia, mentre in aprile il ministro Romani incontrerà il segretario di stato americano.
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