Microsoft è ben conscia di ciò che tuttavia non ammetterà mai ufficialmente: la piattaforma Unix offre all'utilizzatore vantaggi non indifferenti rispetto a Windows. Ma in quel di Redmond l'uso del sistema operativo di casa è, ovviamente, d'obbligo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-11-2002]
Chi di sicurezza ferisce, di sicurezza perisce, è il caso di dirlo. Un server aziendale Microsoft configurato sbadatamente ha consentito nei giorni scorsi pubblico accesso a files contenenti dati personali dei clienti e documenti riservati del gigante di Redmond. Tra questi ultimi, è spuntata una relazione riguardante il progetto di conversione della piattaforma tecnologica di Hotmail da FreeBSD e Solaris a Windows 2000: si tratta di un documento risalente a un paio d'anni or sono, ma la sostanza dei contenuti rimane tuttora attuale. L'estensore del documento, David Brooks, analizza le implicazioni tecniche del progetto principalmente per tracciare una sorta di roadmap valida anche per future analoghe situazioni e non manca di soffermarsi sulla percezione che l'utente finale ha dell'impianto di un sistema informativo; trattandosi di un documento per uso interno si può ritenere che l'analisi sia oggettiva e condotta senza faziosità, e pertanto meritevole di essere presa in considerazione.
Naturalmente, vengono sottolineati i punti di forza di Windows: tra essi appaiono particolarmente significativi la disponibilità di sofisticati strumenti di sviluppo visuali (il riferimento ai linguaggi "Visual" di Microsoft è evidente) e migliori capacità di riconoscimento dello hardware in fase di installazione e configurazione. Si tratta di argomentazioni senza dubbio concrete, che, tuttavia, a distanza di due anni dalla stesura del documento, appaiono meno determinanti per chi debba scegliere tra Windows e, ad esempio, Linux. Infatti, l'ottima piattaforma di sviluppo Kylix di Borland è ora disponibile anche per il Pinguino ed esistono distribuzioni Linux, tra le quali Mandrake e SuSe, che implementano capacità di riconoscimento hardware molto sosfisticate, tanto da effettuare l'installazione senza intervento alcuno da parte dell'utente.
Secondo Brooks, altri pregi di Windows sono un migliore supporto all'internazionalizzazione, la disponibilità di evoluti strumenti di monitoring integrati e l'impiego di maggiori risorse nello sviluppo software. Senza entrare nel merito, soprattutto per quel che riguarda l'ultimo dei tre, è interessante notare che la lista si esaurisce qui. Quella dei punti di forza di Unix è assai più nutrita e, come lo stesso autore osserva in più occasioni, ricca di argomentazioni alle quali gli utilizzatori finali potrebbero essere sensibili.
Inoltre, esistono implementazioni gratuite di Unix. FreeBSD è una di esse, Linux un'altra. L'autore del documento ammette esplicitamente che l'assenza di costi di licenza è un vantaggio concreto nei confronti di Windows e che, unitamente alla disponibilità dei sorgenti, può assumere un peso decisivo nelle scelte degli utilizzatori, soprattutto qualora questi debbano implementare un sistema informativo aziendale; senza contare che, a parità di prestazioni, Windows necessità di maggiori risorse hardware. Con buona pace di tutte le favolette raccontate dal marketing di Microsoft in tema di Total Cost Of Ownership.
Ancora, Unix può essere personalizzato in modo più semplice ed approfondito di Windows. E' possibile conoscere con sicurezza quali servizi sono attivi e quali no, ed è facile disattivare quelli che non servono. Inoltre, grazie all'architettura modulare del sistema, si possono installare sulle macchine esclusivamente le componenti necessarie, riducendo l'occupazione di spazio su disco a poche decine di megabyte, contro un minimo di quasi un gigabyte per Windows 2000. Anche se ciò non rappresenta un problema per i dischi delle macchine recenti, in Windows "sono presenti molti servizi coinvolti in un insieme complesso di dipendenze - afferma Brooks - e non è mai chiaro quali siano necessari e quali possano essere rimossi per incrementare l'efficienza del sistema". E aggiunge: "Alcuni parametri di configurazione che controllano il comportamento di Windows sono nascosti e difficili da comprendere appieno.": molti amministratori apprezzano il fatto che in Unix le configurazioni di sistema siano tradizionalmente custodite all'interno di files ASCII, facili da individuare e da modificare. Non servono ulteriori commenti.
"L'operatività di Windows richiede ancora troppi bootstrap.", prosegue Brooks. Talvolta sono richiesti, senza essere strettamente necessari, a seguito dell'installazione di applicazioni. Ma soprattutto, data la complessità intrinseca del sistema, è spesso più conveniente risolvere un problema con un bootstrap piuttosto che spendere tempo per individuarne la causa. Al contrario, la trasparenza e la modularità di Unix inducono di per sé gli amministratori a fare semplicemente ripartire il servizio malfunzionante, con benefici evidenti dal punto di vista della continuità di servizio.
Anche l'interfaccia utente esce malconcia dal confronto. In Unix essa è un accessorio che si appoggia sul sistema come qualsiasi altra applicazione: ciò consente, grazie anche alla presenza nativa di evoluti strumenti di scripting, una semplice ed efficace automazione delle attività ripetitive. E' un pregio fondamentale, si legge nel rapporto, soprattutto in ambienti aziendali, ove il numero di macchine da gestire può essere molto elevato. Al contrario, in Windows l'interfaccia grafica è integrata nel sistema, con la conseguenza che risulta "praticamente impossibile" automatizzare le operazioni svolte per suo tramite: del resto Windows non implementa nativamente linguaggi di scripting avanzato. Infine, l'integrazione tra interfaccia grafica e sistema tende a nascondere le caratteristiche implementative di questo e le modalità del suo funzionamento, e può risultare fortemente penalizzante qualora si necessiti di effettuare amministrazione remota via rete.
Insomma, tutti quelli che sembrano essere i soliti argomenti tirati in ballo dai denigratori di Windows sono confermati "ad uso interno" proprio da Microsoft: il contrasto con la versione "ufficiale" della verità propagandata all'esterno è tanto lampante, quanto stridente. E la morale anticipata da Brooks nell'introduzione del rapporto è del tutto priva di ironia: "A Microsoft property should eat its own dogfood", ci tocca quel cibo per cani che noi stessi produciamo. Buon appetito.
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