Rimborsi RC Auto, c'è ancora speranza?

Da alcuni giorni circola una email che ritorna sui rimborsi delle quote di premio RC Auto lucrate da alcune compagnie assicuratrici grazie al cartello scoperto dall'Authority. Non tutto è perduto?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-05-2003]

La mail in questione ha oggetto "Le cose che gli organi d'informazione non dicono..... l'ennesima presa per i fondelli." e invita a visitare alcuni link:

"Per saperne di più contro il cartello delle Assicurazioni Auto fatevi un giro su questo sito

[http://www.adusbef.it/1000.htm] leggendo in particolare i seguenti link:

[http://www.adusbef.it/Strasburgo.htm] RC AUTO: NOVITA' DOPO IL DECRETO SALVACOMPAGNIE. (14.2.2003)

Da memorizzare per le prossime elezioni:

Ecco [http://www.adusbef.it/Cattivi.htm] l'elenco dei Deputati che hanno detto SI al decreto salvacompagnie-ammazzadiritti

fate girare questa mail"

La vicenda è nota: diverse compagnie assicuratrici sono state recentemente condannate a una maximulta dall'Autorità Garante della Concorrenza e Mercato per avere stabilito un "cartello", cioè un insieme di accordi commerciali segreti e illeciti, col fine di evitare la reciproca competizione e avere la possibilità di praticare prezzi più alti di quelli possibili in regime di reale concorrenza. Perso il ricorso presso il TAR, le compagnie hanno adito la Cassazione, che ha annullato la multa pur confermando la sentenza di coplevolezza.

E' diffusa opinione che la condanna darebbe titolo ai clienti che avessero effettivamente pagato premi "gonfiati" a chiedere per le vie legali il rimborso di quanto indebitamente sborsato: ricorrendo presso il Giudice di Pace (considerata l'entità delle cifre in gioco), i consumatori avrebbero evitato il rischio che la compagnia assicuratrice, soccombendo in giudizio, potesse ricorrere in appello. Ciò perché il Giudice di Pace avrebbe deciso secondo equità e il nostro ordinamento giuridico prevede l'inappellabilità di tali sentenze.

Ma in febbraio, il Governo sfornava, con sospetta tempestività, un decretino (8 febbraio 2003, n. 18), successivamente convertito in legge, che escludeva dalla sfera delle decisioni secondo equità i contratti, detti "di massa", che si rivolgono con le medesime condizioni a una vasta pluralità di soggetti: rientrandovi a pieno titolo i contratti assicurativi, il decreto ha la conseguenza che il Giudice di Pace deve ora giudicare secondo legge nei ricorsi ad essi pertinenti. Le sentenze sono, pertanto, appellabili e i consumatori rischiano di imbarcarsi, per recuperare qualche centinaio di Euro, in un classico procedimento giudiziario all'italiana: incerto, lungo e costoso. Inutile dire che l'iniziale entusiasmo "ricorsista" veniva meno e, anzi, la nuova normativa induceva probabilmente più di qualcuno a rinunciare a fare valere i propri diritti.

La mail intende portare a conoscenza di un pubblico il più vasto possibile le iniziative annunciate da ADUSBEF per ottenere la dichiarazione di incostituzionalità della nuova normativa e, al tempo stesso, divulgare, sempre attraverso il sito ADUSBEF, i nomi dei Deputati che avrebbero "detto SI" al decreto.

E' una bufala?

Verosimilmente no, anche se la tabella riportante i nomi dei Deputati desta qualche perplessità: in primo luogo, si tratta di una informazione non facile da verificare, per lo meno in Rete. Inoltre, sarebbe bene che fosse chiarito che cosa significa "dire SI" a un decreto. Presentarlo? Votarlo? Se, come la formulazione e il contesto della frase sembrerebbero suggerire, il significato è "votare a favore", ci troviamo in presenza di una inesattezza abbastanza evidente, perché un decreto è iniziativa d'imperio del Governo, che non ha bisogno di sottoporlo a votazione per renderlo operativo: esso è destinato a decadere se, entro un certo termine, il Parlamento non ne approva la conversione in legge. In sostanza, un decreto non si approva per votazione, perciò, al limite, l'elenco presentato potrebbe essere quello dei Parlamentari che hanno sostenuto col proprio voto la legge di conversione. Purtroppo, in questi casi, l'imprecisione ha l'immediato effetto di togliere autorevolezza e credibilità all'informazione, così come la mancanza dell'indicazione della fonte.

Più interessanti sembrano, invece, i documenti reperibili attraverso due link presenti nella pagina ADUSBEF sulla quale la mail invita a fare "un giro". Si tratta delle remissioni alla Corte Costituzionale, da parte dei Giudici di Pace di Bari e di Lecce, delle eccezioni di incostituzionalità sollevate dagli avvocati di due ricorrenti.

Dalla loro lettura si apprende che, tra le diverse motivazioni per le quali la nuova normativa potrebbe essere effettivamente considerata incostituzionale, ve n'è almeno una ritenuta fondata da entrambi i Giudici: l'appellabilità delle sentenze risulterebbe discriminatoria nei confronti dei cittadini meno abbienti, che perderebbero la possibilità di difendere in giudizio le proprie ragioni in tempi brevi e di ottenere una sentenza definitiva sostenendo modestissime spese giudiziarie.

Se poi la legge "bloccaricorsi" venisse giudicata incostituzionale addirittura dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, sostiene l'ADUSBEF, sarebbe lo Stato Italiano stesso a dover risarcire i cittadini danneggiati dalle compagnie assicuratrici: "Se il danno ingiusto non verrà pagato agli utenti dalle compagnie per colpa dello Stato, allora sarà lo Stato a dover risarcire i cittadini.". A parte il sapore vagamente utopistico dell'affermazione, resta il fatto che lo Stato siamo noi: in tale ipotesi il denaro necessario non sarebbe prelevato solo dalle tasche degli ideatori della legge giudicata ingiusta, bensì da quelle di tutti i cittadini, con qualche ritocchino (al rialzo) alle tasse e imposte o (al ribasso) alla spesa per i servizi pubblici. E così, per gli assicurati già spiumati dalle proprie compagnie, lo scorno sarebbe perfino doppio.

L'evidente obiettivo, anche senza tirare in ballo la Corte di Strasburgo, è riaprire alle richieste di rimborso la strada più diretta e meno rischiosa per il ricorrente.

Allora c'è una speranza?

Purtroppo un eccessivo ottimismo è ingiustificato. Infatti, non è forse ampiamente risaputo che anche prima della promulgazione del decreto la parte soccombente in una sentenza emessa secondo equità poteva comunque ricorrere in Cassazione: proprio questa è la linea di azione intrapresa dalle compagnie assicuratrici in tutti quei casi nei quali si sono viste condannate al rimborso delle somme contestate.

Tanta ostinazione non è semplicemente una questione di principio, bensì un tentativo di arginare, con tutti i mezzi possibili, la valanga di richieste di rimborso che presumibilmente avrebbero seguito le prime sentenze favorevoli agli assicurati.

La cattiva notizia è che non sempre la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza del Giudice di Pace: vi sono casi in cui gli assicurati, usciti vincitori nel primo giudizio, sono stati sconfitti nel secondo, vedendosi oltretutto addebitare anche le spese giudiziarie di Cassazione, che non sono affatto trascurabili. Risultato: un pugno di mosche pagato a caro prezzo.

Quindi, decreto o non decreto, la via del ricorso era e continuerà a essere tutt'altro che priva di rischi: come in qualunque avventura giudiziaria che si rispetti, l'incertezza e i capovolgimenti di situazione sono all'ordine del giorno, come del resto ci si poteva aspettare. Probabilmente, se si ritiene di essere stati "maltrattati" dalla propria compagnia di assicurazioni, è meglio accontentarsi di cambiarla e di passare parola, magari trasmettendo alle Associazioni dei Consumatori le prove del maltrattamento. Sarà comunque una piccola rivincita.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti all'articolo (4)

{gino}
legge salva assicurazioni Leggi tutto
14-2-2008 09:42

.Michele.
RIMBORSI RC AUTO Leggi tutto
23-11-2003 09:33

giuseppe
osservo e condivido Leggi tutto
21-5-2003 22:25

Gianluca Doremi
legge ingiusta Leggi tutto
9-5-2003 13:45

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