L'Antitrust indaga sulle app gratuite

Il modello ''freemium'' non convince l'Autorità, che chiama in causa Google, iTunes, Amazon e Gameloft.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-05-2014]

smartphone apps freemium

Chi crea software per smartphone o tablet l'ha capito subito: per guadagnare la strada migliore non è creare un'app da vendere agli utenti, ma un'app gratuita che poi richieda continui acquisti per ottenere nuove funzionalità.

Si tratta di un modello in gergo conosciuto come freemium, parola nata dalla fusione di free ("gratuito") e premium (in questo caso sinonimo di "a pagamento").

Le app realizzate secondo questo schema sono gratuite ma propongono, durante l'uso, l'acquisto di bonus o funzioni ulteriori.

Sono molti i giochi per dispositivi mobili che seguono queste modalità: il gioco base è gratuito, ma per ottenere tutta una serie di potenziamenti, nuovi oggetti e via di seguito è necessario sborsare.

Ora l'Antitrust italiano (AGCM) ha avviato un'istruttoria nei confronti di due società del gruppo Google, di iTunes, di Amazon e Gameloft (sviluppatore di videogiochi) proprio a causa di un'app inizialmente gratuita - un videogioco ispirato alla serie Littlest Pet Shop - ma che richiede «acquisti successivi per continuare a giocare».

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Essere fuori sincrono: quando voce, tono, ritmo, posizione e movimenti non comunicano la stessa cosa si genera confusione e si viene ritenuti poco affidabili o sinceri.
Gesticolare eccessivamente: fare ampi gesti con le mani oppure giocare per esempio con i capelli o il telefono comunica insicurezza.
Tenere un'espressione neutra: la mancanza di un feedback dato dall'espressione facciale fa pensare all'interlocutore che l'argomento non interessi.
Evitare il contatto visivo: non guardare l'altro negli occhi comunica una sensazione di debolezza e lascia pensare che si stia nascondendo qualcosa.
Sbagliare la stretta di mano: non deve essere né troppo debole né troppo forte, o genererà in entrambi i casi un'impressione errata (servilismo o aggressività).
Inviare segnali verbali e non verbali opposti: se l'espressione facciale è opposta a ciò che le parole dicono, l'interlocutore non si fiderà.
Non sorridere: il sorriso comunica sicurezza, apertura, calore ed energia, e spinge a sorridere di rimando. Ugualmente errato sorridere sempre.
Roteare gli occhi: è un segno di frustrazione, esasperazione e fastidio; comunica aggressività.
Usare il cellulare durante una conversazione: lascia pensare che l'argomento non interessi e sia certamente meno importante dell'oggetto tra le mani.
Incrociare le braccia: l'interlocutore penserà che siamo sulla difensiva. Inoltre, se le mani non sono in vista crederà che abbiamo qualcosa da nascondere.

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L'Autorità vuole capire se questo modo di comportarsi si configuri come una pratica commerciale scorretta: «i consumatori potrebbero essere indotti a ritenere, contrariamente al vero, che il gioco sia del tutto gratuito e, comunque, non sarebbero messi in grado di conoscere preventivamente gli effettivi costi dello stesso. Sussisterebbero, inoltre, carenze informative circa gli strumenti per escludere o limitare la possibilità di acquisti all'interno dell'App e le relative modalità di attivazione» scrive l'Antitrust.

Al di là del caso specifico, l'Autorità italiana sta prendendo coscienza del problema costituito dagli acquisti in-app, ossia effettuati direttamente dall'interno delle applicazioni, e che spesso sono una tentazione irresistibile per i più giovani: se le informazioni riguardanti l'acquisto non sono più che chiare (ossia chi compie un acquisto non è messo in condizioni di rendersi conto del fatto che sta per spendere del denaro), ecco che si può configurare una pratica commerciale scorretta.

La medesima opinione dell'AGCM è condivisa anche dalla Commissione Europea che, come segnalava Reuters nello scorso mese di febbraio, ha iniziato a indagare proprio sulle app freemium.

«Offrire ai consumatori informazioni fuorvianti è chiaramente un modello di business sbagliato e va contro lo spirito delle regole dell'UE sulla protezione dei consumatori. La Commissione Europea si aspetta risposte molto concrete dall'industria delle app» aveva a suo tempo dichiarato Viviane Reding, Commissario per la Giustizia.

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Commenti all'articolo (2)

Giusta considerazione quella dell'Antitrust... peccato che sia alquanto tardiva! Tempo fa avevo scaricato anch'io una di quelle app pensando che fosse realmente free (infatti non era spiegato in alcun modo che poi avresti dovuto pagare), quando ho capito che con la versione free non ci facevi una beata fava e dovevi iniziare a spendere... Leggi tutto
24-5-2014 12:27

{dbp}
bel modo di ragionare, cercare di fermare i buoi, dopo che sono usciti dalla stalla. Come pensa l'Antitrust di controllare milioni di applicazioni sviluppate per Ios; Android; Windows ? Avrebbero fatto meglio a consentire il download solo di Software Libero da link dato che nel 90 per cento dei casi è disponibile il codice sorgente,... Leggi tutto
19-5-2014 20:27

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