Smontato il mito che i giovani non tengono alla privacy digitale



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-09-2016]

privacy giovani

Sento spesso dire che i giovani non danno più valore alla privacy: di solito lo sento dire da persone non giovani, con un tono di rimprovero nostalgico, accompagnato da un "Ah, i giovani d'oggi... noi non eravamo così". Poi magari sono gli stessi che condividono su WhatsApp o Facebook o tengono sul telefonino le proprie foto intime.

Un sondaggio pubblicato due giorni fa da Pew Research Center smentisce questo mito e dimostra che l'attenzione alla privacy digitale diminuisce man mano che aumenta l'età:

- il 74% dei giovani americani (18-29 anni) ha cancellato i cookie e la cronologia del browser; dai 50 ai 64 anni lo ha fatto solo il 56%;

- il 71% dei giovani ha cancellato o modificato qualcosa che aveva pubblicato in passato, contro il 24% degli ultracinquantenni;

- il 49% dei giovani ha impostato il browser per disabilitare o disattivare i cookie, contro il 37% della fascia da 50 a 64 anni;

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- la stessa tendenza si nota per il rifiuto di usare un sito che chiede il proprio vero nome (42% contro 33%) e per l'uso di un nome utente o di un indirizzo di mail temporanei (41% contro 18%).

Il sondaggio nota che i giovani adulti hanno una maggiore tendenza a limitare le informazioni personali disponibili in Rete, a cambiare le proprie impostazioni di privacy, a cancellare i commenti indesiderati nei social network, a togliere il proprio nome dalle foto nelle quali sono taggati, e ad attivarsi per nascondere la propria identità online.

Al tempo stesso, però, va detto che i giovani sono il gruppo che ha la maggiore probabilità di avere in Rete informazioni personali: non necessariamente perché ce le hanno messe loro. Magari le hanno pubblicate i loro genitori, come nel recente caso austriaco.

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Paolo Attivissimo

(C) by Paolo Attivissimo - www.attivissimo.net.
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Commenti all'articolo (4)

Giusto! A ulteriore conferma del fatto che l'idiozia e la stupidità non hanno età... :roll: Leggi tutto
8-10-2016 15:19

{soffiami nonno}
Non so chi sia più profilato, anche se non credo che questa ricerca sia significativa perché tralascia molti aspetti importanti. Mi basta vedere cosa guadagnano Google, Yahoo, Microsoft, Apple, Facebook e compagnia, e gli infiniti altri più o meno grandi attori di Internet vendendo la pubblicità e quindi... Leggi tutto
27-9-2016 17:35

Di idioti ce ne sono di ogni età, e questa moda della condivisione sta prendendo anche i vecchietti... :roll:
26-9-2016 18:03

L'ultima che ho visto è stata quella di un diciottenne, neo patentato, postare la foto della patente in chiaro su FB...
26-9-2016 08:54

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Non è giusto che un'opinione scritta su Internet sia considerata pari a un articolo su un giornale. Bisogna rivedere al più presto le leggi sulla difesa dell'onore e sulla diffamazione.
E' giusto che anche sui forum o su Facebook o sui siti di recensioni si applichino le leggi relative alla diffamazione. Un'opinione negativa può rovinare la reputazione di un locale.
Gli utenti devono poter esprimere con la massima libertà la propria opinione su ristoranti, alberghi, ma anche prodotti o servizi acquistati. Un'opinione negativa non dovrebbe essere considerata diffamazione.
Trovo che oggi più che mai sia necessario prestare la massima attenzione a quello che si scrive online.
Le recensioni su Internet sono in gran parte inaffidabili: quelle positive sono scritte dai proprietari, quelle negative dalla concorrenza. In ogni caso l'opinione dei pochi singoli onesti non è significativa.
Vorrei dire la mia sul forum di Zeus News ma temo che prima dovrei procurarmi un buon avvocato, non si sa mai.

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