Il bullismo online sarà perseguito come quello offline.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-10-2016]
Il Regno Unito ha deciso di dare un giro di vite al fenomeno dei troll di Internet, introducendo nuove norme che permettano alle forze dell'ordine di perseguire il bullismo online con le stesse modalità usate offline. In altre parole, i troll rischiano di finire in carcere.
Secondo quanto riporta la BBC, il Crown Procution Service ha deciso di prendere di mira in particolare quanti pubblicano online materiale «esageratamente offensivo», e coloro che si coalizzano creando «branchi virtuali» per umiliare altri via social network o in generale tramite la Rete.
«Internet non è un luogo anonimo dove si può pubblicare senza conseguenze. Ognuno dovrebbe riflettere sulla propria condotta» ha spiegato Alison Saunders, Director of Public Prosecutions. «Se siete esageratamente offensivi verso qualcuno, se molestate qualcuno online, allora sarete perseguiti come se l'aveste fatto offline».
Tra i casi che hanno portato a questa decisione c'è quello di una donna, madre di una figlia portatrice della sindrome di Down, costretta a cambiare casa tre volte in sei anni a causa delle molestie subite online, e che hanno avuto ripercussioni anche nella vita reale.
«I troll hanno sovrapposto immagini di me e di mia figlia a contenuti pornografici e li hanno postati su Facebook. Hanno detto che sono una pedofila e l'hanno chiamata con appellativi carichi d'odio, come "mongoloide"; hanno anche creato un sito col suo nome» ha raccontato la donna.
Un altro caso è quello di un uomo che ha subito molestie online per cinque anni a causa della sua campagna sull'autismo: «Nemmeno un troll è stato perseguito o messo in prigione, anche se mi ho denunciato la cosa a Twitter e alla polizia. È stato un incubo; è stato orribile, e non se ne va mai. È un incubo che ti siede accanto 24 ore al giorno e sette giorni la settimana. Non c'è via di fuga».
In ogni caso, il CPS afferma che userà «notevole cautela» prima di procedere contro chi pubblica il materiale «estremamente offensivo», tenendo sempre in considerazione «il contesto» nel quale si trova il materiale sotto esame.
In particolare verrà considerato il materiale riguardante l'orientamento sessuale, la razza, la religione, il genere o la disabilità delle vittime: secondo un'indagine infatti è su questi argomenti che un adolescente su quattro subisce bullismo in Internet.
Non verrà invece preso in considerazione il sexting tra minori nel caso in cui la relazione sia consensuale: soltanto qualora ciò porti a «sfruttamento, adescamento o bullismo» il CPS interverrà.
«Se sono ragazzi, se sono della stessa età, se non c'è plagio o coercizione o motivazioni negative, allora generalmente non daremo seguito al caso»ha commentato ancora Alison Saunders. «Ciò mostra quanto sia necessaria cautela nel considerare il contesto».
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