New economy: dov'è la verità?

I dati uscenti a Gennaio 2001 sull'occupazione nella New Economy sembrano positivi e registrano crescite insperate su tutti i fronti. Dall'altro lato una recente inchiesta di Raitre presenta realtà al limite della sopravvivenza. Chi ha ragione?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-10-2000]

Il Sole24ore di ieri presentava in seconda pagina i risultati del rapporto Epi 2000-2001 sull'economia Americana ed in particolare metteva in luce dati apparentemente da record per il settore della New Economy. Si segnalava nell'articolo che le imprese della nuova economia hanno creato molti nuovi posti di lavoro e che i salari sono cresciuti di circa il 10%. Allo stesso modo si dava particolare enfasi al fatto che i divari tra le classi di reddito si fossero notevolmente attenuati e che l'assistenza e la tutela previdenziale si fossero progressivamente estesi anche al lavoro interinale (che ricordiamo in America non gode di tutela come il lavoro in forma per così dire ordinaria). Il giornalista proseguiva poi mettendo in luce anche altre questioni ovvero che il numero di ore lavorate era notevolmente aumentato e che si richiedono sempre più straordinari ai dipendenti, avanzando un'osservazione di merito sul fatto che data la precarietà del posto anche chi può si guarda bene dal rifiutarsi di fare straordinari. Con ovvi e conseguenti danni alla vita familiare.

Tali ultime osservazioni se lette alla luce di un altro interessante reportage assumono connotati pesanti. Poche sere or sono sulla televisione nazionale è stata trasmessa un'inchiesta sul boom della New Economy dove si mettevano in luce anche i lati oscuri del fenomeno. Numerose persone costrette allo sfratto e addirittura al vagabondaggio perché il loro salario seppur aumentato non permetteva loro di continuare a pagare l'affitto nei pressi di Seattle dove la domanda di abitazioni è schizzata alle stelle. Altre persone assunte in lavoro interinale in modo perpetuo e non temporaneamente, trattate quindi come dipendenti effettivi ma senza tutela previdenziali o sanitarie e per di più con la beffa di vedersi esclusi dalle aree ricreazione del personale dipendente. E questi avvenimenti non sono da ritenersi isolati datosi che gli esempi riportati riguardavano società del calibro di Microsoft e Amazon.com.

Con questo articolo non vogliamo criticare o dare addosso a nessuno, ma solamente chiederci se è davvero tutto oro quello che luccica e soprattutto vogliamo riflettere su un fatto: se non è oro come ovviamente appare e come del resto avviene in tutte le cose, qual è il prezzo da pagare per la parte di benessere creata?

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