Saresti disposto a farti aiutare niente meno che da Facebook?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-11-2017]
Il cosiddetto revenge porn è una pratica abietta: una storia d'amore tra due persone finisce e una di queste decide, per vendetta, di pubblicare in Rete le foto o i video che ritraggono il partner in occasioni intime.
Negli anni, i grandi nomi del web hanno intrapreso varie iniziative per cercare di limitare la diffusione di questo fenomeno, ma ora una nuova, curiosa strategia coinvolge Facebook.
L'agenzia eSafety, emanazione del governo australiano, ha ideato un sistema curioso per impedire che foto intime vengano condivise senza permesso, con la collaborazione del social network.
Funziona così: chi teme di restare vittima del revenge porn deve innanzitutto inviare a sé stesso una propria foto di nudo attraverso il Messenger di Facebook.
Chi teme che una propria foto compromettente finisca su Facebook non deve fare altro che inviarne una simile proprio a Facebook, contrassegna dollari Com eimmagine intima non consensuale: è un'idea tanto bislacca da sembrare una trappola, una nuova forma di phishing o qualcosa del genere.
Il piano è invece creare qualcosa di simile ai database delle impronte digitali che tante volte si vedono all'opera nei moderni telefilm polizieschi: avere un riferimento con il quale confrontare il materiale che dovesse apparire in futuro.
Una volta ricevuta l'immagine, infatti, gli algoritmi di Facebook la analizzano e ne ricavano un hash (una sorta di "impronta digitale" della fotografia), tramite il quale saranno poi in grado di riconoscere immediatamente un'analoga fotografia che qualcuno volesse caricare nel social network.
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L'obiettivo finale non è però costruire un grande database contenente foto che ritraggono nudi tutti gli utenti di Facebook, cosa che farebbe gola a qualsiasi hacker.
Julie Inman Grant, responsabile di eSafety, spiega: «Non conservano la fotografia. Conservano il link e usano l'intelligenza artificiale e altre tecnologie di confronto fotografico. Così, chi cercasse di caricare la medesima immagine, che avrebbe quindi la medesima impronta digitale o lo stesso valore di hash, finirebbe con l'essere bloccato».
Tutto ciò, comunque, non ha tranquillizzato quanti all'annuncio della novità hanno già intravisto il possibile lato oscuro di questa pratica, che potrebbe trasformarsi in un revenge porn contro sé stessi se venisse scoperto un bug o ci fosse una falla nella sicurezza di Messenger.
Inoltre, al momento non è possibile sapere quanto sia efficiente il sistema di Facebook. Gli algoritmi di analisi dell'immagine emersi in questi anni non si sono sempre mostrati all'altezza delle aspettative e quindi per ora - anche considerando il fatto che si stanno svolgendo dei test non aperti al grande pubblico e limitati all'Australia - non c'è modo di sapere se e quanto sia facile ingannare il sistema.
E se un giorno questa soluzione venisse adottata in via ufficiale dal social network in blu, ogni utente dovrà chiedersi: posso fidarmi abbastanza di Facebook da consegnargli volontariamente del materiale imbarazzante?
Ti invitiamo a leggere la pagina successiva di questo articolo:
No, Facebook non vuole che gli mandiate le vostre foto intime per bloccarle
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