Il furto dei dati può essere visto come una violazione del GDPR.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-10-2018]
Lo scorso venerdì Facebook ha dovuto ammettere di aver subito una violazione: i dati di ben 50 miioni di account - tra cui quello di Mark Zuckerberg in persona - sono stati sottratti.
Il problema è stato causato da un bug nella funzionalità Visualizza come, che permette di vedere il proprio profilo nello stesso modo in cui viene visto da un altro utente.-
Sfruttando la falla era possibile ottenere i token di accesso a Facebook e, in tal modo, prendere il controllo degli account.
Mentre le indagini per capire le origini del bug sono ancora in corso, l'opzione Visualizza come è stata temporaneamente disattivata e i token dei 50 milioni di account coinvolti sono stati resettati: come conseguenza, è possibile che ci si trovi fuori da Facebook senza aver effettuato il logout.
Per il social network, la presenza del bug in sé è soltanto una parte del problema. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, il Garante irlandese per la privacy si sta già muovendo, a nome dell'Unione Europea, per capire se tutto ciò configuri una violazione del GDPR, la normativa europea in materia di protezione dei dati personali.
Tale norma prevede, nel caso in cui venga violata, una multa pari a 20 milioni di euro oppure al 4% delle entrate annuali dell'azienda responsabile, a seconda di quale cifra sia maggiore.
Inoltre, dato che Facebook non ha informato chi di dovere dell'avvenuto attacco entro 3 giorni dalla scoperta del disastro, c'è anche la possibilità che la multa venga aumentata di un ulteriore 2% delle entrate annuali.
Tutto ciò in sostanza significa che, se riconosciuto colpevole, il social network si potrebbe trovare a dover pagare una sanzione pari a 1,41 miliardi di euro.
Al di là del valore economico, uno scenario di questo tipo spinge tuttavia a porsi una domanda: se tutti sono d'accordo sul fatto che, quando dati vengono sottratti con malizia, una punizione sia giusta e necessaria, è corretto fare lo stesso quando la causa di tutto è un bug?
Partendo dal presupposto che la presenza del bug non sia dovuta a colpevole mancanza di attenzione da parte degli sviluppatori - perché, come sa chiunque abbia scritto del codice, anche ai più attenti può sfuggire un bug - è davvero lecito considerare Facebook unico responsabile di una violazione che, seppure facilitata da una debolezza dei suoi sistemi di difesa dei dati, è stata effettivamente portata avanti da altri?
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