C'è una nazionalizzazione dietro l'angolo?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-11-2018]
Luigi Gubitosi, nuovo amministratore delegato di Tim, è un manager che inizia la sua attività in aziende private: prima in Fiat; poi sei anni in Wind, in cui acquisisce una buona esperienza di telecomunicazioni anche se non sempre coronata dai risultati promessi ed annunciati.
Poi però diventa un abile mediatore con il potere politico. Prima passa tre anni nella direzione generale della Rai - ma senza cercare la rottura come accadde invece durante la gestione Cattaneo, anch'egli poi diventato AD di Tim - e infine svolge il lavoro - difficile ma apprezzato da tutti, sindacati compresi - di commissario straordinario di Alitalia, azienda tornata sotto il controllo pubblico per evitare il fallimento.
L'incarico oggi assunto da Gubitosi gli imporrebbe di compiere un miracolo, ma forse è una richiesta eccessiva: scindere in almeno due pezzi l'azienda.
In quel caso avremmo una società che si occuperebbe della rete fissa - e che si fonderebbe con Open Fiber - e una che gestirebbe i servizi e che si occuperebbe della rete mobile 4G.
L'AD dovrebbe poi trovare soluzioni finanziarie gradite sia ai francesi di Vivendi che agli americani di Elliott, e inoltre non licenziare troppi lavoratori ma, semmai, accompagnarli alla pensione.
Troppe pretese per un uomo solo, posto davanti a un Governo che vorrebbe nazionalizzare Tim (ma non lo dice chiaramente) senza peraltro tirare fuori dei soldi e appoggiandosi soltanto a una norma troppo vaga da inserire nel decreto fiscale.
A questo punto la vicenda Tim è già diventata perfino più complicata della vicenda Alitalia, e rischia di complicarsi ancora di più.
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