Il ransomware che rispetta la privacy delle vittime

Non per nulla si chiama RobbinHood.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-04-2019]

robbinhood ransomware

Il mondo del ransomware è vario e articolato. Sebbene tutti gli esemplari di questo tipo di malware puntino a farsi pagare un riscatto in cambio dei file sequestrati, alcuni sono più gentili di altri.

Qualche giorno fa, per esempio, è emerso vxCrypter, che prima di crittografare i file si occupa del tedioso compito di eliminare i duplicati, mettendo un po' di ordine nell'hard disk della vittima.

Adesso tocca a RobbinHood (gioco di parole tra Robin e "robbing", "rapinare"), che in realtà non «ruba ai ricchi per dare ai poveri», a meno che i suoi creatori non includano sé stessi tra i secondi, però assicura di gestire con estrema attenzione la privacy delle sue vittime.

Particolarmente diffuso in North Carolina (USA), dove ha preso di mira i computer dell'amministrazione cittadina di Greenville, RobinHood innanzitutto crittografa i file come ci si aspetterebbe; poi rimanda a una pagina di istruzioni per i pagamenti su un sito del dark web - e fin qui sarebbe ancora tutto normale - dove si trovano anche alcune curiose rassicurazioni.

«La vostra privacy per noi è importante» scrivono i cybercriminali. «Tutti i vostri dati, compreso l'indirizzo IP e le chiavi crittografiche, saranno cancellati dopo che avrete pagato».

Questi "ricattatori etici" precisano poi che l'indirizzo BitCoin da usare per i pagamenti è unico per ogni vittima, e pertanto è inutile cercare di rintracciarlo.

Tuttavia, vogliono dare un assaggio della propria onestà: offrono infatti la decifrazione gratuita di un massimo di 3 file, per un totale di 10 Mbyte, affinché gli utenti si convincano che pagando si risolverà tutto.

Chi dovesse continuare a nicchiare, d'altra parte, si troverebbe in guai seri: rimandando il pagamento oltre 3 giorni si incappa in una sorta di penale, e la cifra necessaria per riavere i propri file aumenta di 10.000 dollari al giorno. I ricattatori saranno anche etici, ma sempre ricattatori sono.

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Gli esperti di sicurezza, in questo come in altri casi, raccomandano d'altra parte di non cedere alle richieste ma di rivolgersi alle autorità e alle aziende specializzate, che spesso (ma non sempre) riescono a scrivere dei programmi di utilità in grado di decifrare i dati.

Nonostante tutte le rassicurazioni e gli annunci di buoni propositi, infatti, dovrebbe essere evidente a tutti che non c'è nulla che obblighi i cybercriminali a mantenere la parola.

robbinhood

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Commenti all'articolo (1)

Veramente umani ed onesti, direi più di fessbuk che i dati degli utenti se la fa sempre e comunque fregare da chiunque... :lol: :lol: :lol: Leggi tutto
26-4-2019 15:24

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