Documento di identità per aprire un profilo sui social? Una pessima idea

Lo propongono alcuni deputati renziani, ma non ha alcun senso.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-10-2019]

facebook id

Alcuni deputati renziani hanno depositato un disegno di legge in base al quale chi apre un profilo social dovrebbe inviare un documento di identità al gestore della piattaforma.

Presumiamo che nel caso dei minorenni si debba inviare anche il documento dei genitori, insieme a un'autocertificazione del consenso. E nel caso di uno straniero, che cosa si dovrebbe inviare?

Secondo questi cervelli in fuga ciò servirebbe a evitare il fenomeno dei profili anonimi o falsi.

Ci sembra un'autentica stupidata: già oggi chi si iscrive a un social network e gestisce il proprio profilo lo deve fare attraverso la connessione Internet della SIM di uno smartphone, attraverso un'Adsl o una connessione in fibra.

Per attivare un collegamento di questo tipo un utente già oggi, per legge, deve abbonarsi esibendo un proprio documento di identità valido nonché il proprio codice fiscale, materiale che viene scannerizzato e conservato.

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Chi gestisce un profilo Facebook, Twitter o Instagram è quindi sempre rintracciabile: per legge, il gestore è automaticamente il soggetto che è collegato in quel momento attraverso quella connessione, a meno che egli non possa dimostrare che qualcuno con il suo consenso o in modo fraudolento si sia collegato al suo posto.

Chi vende SIM o connessioni Internet è poi ritenuto responsabile se collabora con persone che forniscono dati e documenti falsi; infine, i titolari degli Internet point devono sempre registrare gli utenti che si collegano dai loro apparati, facendosi dare dei documenti validi.

Ancora: il social network chiede sempre, per la registrazione, una email valida; ciò spesso presuppone una registrazione con il proprio codice fiscale.

Quindi già ora, se vogliono, le autorità possono esercitare il massimo controllo sull'identità degli utenti che si celano dietro un nickname: essi, infatti, non sono mai anonimi.

Certo, si tratta di vedere se le stesse autorità abbiano i mezzi e la volontà di identificare chi, attraverso i social network, compia dei reati - quali possono essere il procurato allarme, la diffamazione, il falso ideologico, l'istigazione a delinquere, l'istigazione all'odio razziale - e se si sia poi in grado di processarli e giudicarli.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (ultimi 5 di 25)

Ecco, sì, il P.S. su Renzi lo condivido doppiamente, avevo dimenticato di sottolinearlo adeguatamente :!: Leggi tutto
9-11-2019 15:49

In breve, nell'improbabile ipotesi che si riesca a imporre questa cosa per legge, essa avrà la stessa utilità dell'obbligo di notifica dei cookies derivante dal GDPR europeo: cioè darà fastidio agli utenti senza raggiungere lo scopo che si propone. Per l'obbligo di notifica dei cookies, lo scopo sarebbe quello di dare una possibilità ... Leggi tutto
5-11-2019 09:50

@amldc @Gladiator ... e io condivido tutti i post di amldc, soprattutto il P.S. su Renzi.
4-11-2019 14:59

Quoto tutto, anche le virgole! Leggi tutto
3-11-2019 16:47

Finché fornisci nome e cognome, non succede nulla. Sono cose che si possono leggere in qualsiasi elenco del telefono. Ma se fornisci un documento di identità a fessbuck, grazie a un "furto di dati" potrebbe diventare di pubblico dominio. Per capirci potrebbe capitarti questo, ma col numero giusto della carta di identità:... Leggi tutto
1-11-2019 22:49

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