I giudici di Londra non hanno ritenuto sufficienti le garanzie promesse dal governo americano.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-05-2024]
Julian Assange ha ottenuta una piccola vittoria: la Corte di Londra chiamata a esprimersi per deciderne l'estradizione negli Stati Uniti ha garantito ad Assange il diritto di ricorrere in appello.
La decisione si basa su quanto stabilito già lo scorso marzo (quando l'udienza fu rinviata al 20 maggio), ossia che ad Assange sarebbe stato concesso di ricorrere in appello se il governo americano non fosse stato in grado di garantire certe condizioni una volta giunto su suolo americano e processato.
L'accusato deve infatti poter godere di tutte le tutele stabilite dal primo emendamento della Costituzione USA, non gli deve essere inflitta la pena di morte, e non deve rimanere vittima di pregiudizi durante il processo a causa della sua nazionalità.
Gli avvocati di Assange hanno preferito ignorare la questione della pena di morte, che avrebbe rappresentato un terreno più difficile, ma invece hanno argomentato che non ci siano garanzie sul rispetto del primo emendamento (riguardante tra le altre cose la libertà di parola, di stampa e di riunione), e che ci siano pregiudizi nei confronti di Assange a causa della sua nazionalità (Assange è nato in Australia).
I giudici si sono trovati d'accordo con le argomentazioni, e così lo spazio per l'appello è stato concesso; una data per la prossima udienza però ancora non è stata fissata.
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