[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-12-2024]
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ChatGPT ha copiato la voce di Scarlett Johansson? Il Grande Saccheggio dell'IA
Le intelligenze artificiali, infatti, hanno bisogno di enormi quantità di dati sui quali addestrarsi. Se devono riconoscere immagini, devono addestrarsi usando milioni di fotografie; se devono elaborare testi o generare risposte testuali, devono leggere miliardi di pagine; se devono generare musica, hanno bisogno di acquisire milioni di brani. Ma molte di queste immagini, di questi testi e di questi brani sono protetti dal diritto d'autore, appartengono a qualcuno. Se un'azienda usa contenuti di terzi senza autorizzazione per guadagnare soldi, sta commettendo un abuso.
La fame di contenuti delle intelligenze artificiali sembra inesauribile e incontenibile, e le aziende non sembrano curarsi troppo del fatto che i loro software saccheggino le dispense intellettuali altrui.
Gli esperti, infatti, hanno trovato il modo di rivelare che quasi tutti i principali software di intelligenza artificiale contengono i testi integrali di libri, riviste e quotidiani. A dicembre scorso il New York Times ha avviato una causa contro OpenAI e Microsoft per violazione del diritto d'autore, dato che ChatGPT e Bing Chat hanno dimostrato di essere capaci di produrre contenuti praticamente identici a milioni di articoli del Times, sfruttando la fatica cumulativa dei giornalisti della testata senza permesso e senza compenso.
Anche gli scrittori George RR Martin (celebre per il Trono di spade) e John Grisham, insieme a molte altre firme celebri, hanno avviato una lite con OpenAI, perché è emerso che ChatGPT ha incamerato e usato i testi integrali dei loro libri per migliorare le proprie capacità. Accusano OpenAI testualmente di "furto sistematico di massa".
E non è solo un problema degli autori. Nella loro fame irrefrenabile, le intelligenze artificiali ingeriscono qualunque testo e cercano sempre contenuti nuovi, e le aziende non si fanno scrupoli a fornirglieli da qualunque fonte. Per esempio, Slack, una popolarissima piattaforma di chat e collaborazione aziendale, ha annunciato che usa le conversazioni degli utenti per addestrare la propria intelligenza artificiale, senza chiedere il loro consenso preventivo. Grok, l'intelligenza artificiale di X o Twitter, legge tutti i post pubblici degli utenti. Meta ha dato in pasto alla propria intelligenza artificiale un miliardo di post su Instagram, Google fa leggere alla propria intelligenza artificiale le mail degli utenti di Gmail, e Microsoft usa le chat con Bing per addestrare il proprio software. Nel campo delle immagini, Midjourney e OpenAI sono in grado di ricreare scene di film e videogiochi, dimostrando così di essere stati addestrati usando questi contenuti sotto copyright. Così fan tutti, insomma.
Ma nessuno di noi, quando ha aperto la propria casella Gmail o il proprio profilo Instagram, tempo fa, aveva immaginato un futuro nel quale le sue conversazioni, le sue foto, i suoi video sarebbero stati usati in massa per addestrare software che, se pungolati correttamente, rigurgitano brani interi di queste conversazioni.
E le aziende del settore dicono spavaldamente che tutto questo non solo va bene e che non c'è da preoccuparsi: dichiarano che è addirittura necessario, perché secondo loro è "impossibile" addestrare le grandi intelligenze artificiali senza attingere a opere vincolate dal diritto d'autore. Lo ha dichiarato specificamente OpenAI in una comunicazione formale alla Camera dei Lord britannica a dicembre scorso.
Ma c'è anche chi traduce quella comunicazione formale in parole molto più concise e taglienti, come l'esperto di intelligenza artificiale e professore emerito alla New York University Gary Marcus, che riassume la questione così: "Non possiamo diventare favolosamente ricchi se non ci permettete di rubare, quindi fate in modo che rubare non sia reato, e non fateci neanche pagare diritti di licenza! Certo, Netflix paga miliardi l'anno in diritti, ma noi non dovremmo essere tenuti a farlo!"
OpenAI vale attualmente circa 80 miliardi di dollari e ha triplicato il proprio valore in meno di dieci mesi.
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